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Franco riferirà sul Montepaschi

DOPO IL PRESSING DELLA MAGGIORANZA PER EVITARE CHE SI FACCIA UNO “SPEZZATINO”



di Serenella Mattera

ROMA. C’è l’impegno a tutelare il marchio Mps, i posti di lavoro ed evitare che della banca si faccia uno “spezzatino”. Ma c’è anche la prudenza legata a un’operazione di mercato ancora in corso. Così il governo affronta in queste ore il dossier del Monte dei paschi di Siena, che agita la maggioranza. Non una parola trapela dalla presidenza del Consiglio: il dossier è sul tavolo di Daniele Franco. Ma vista la richiesta pressante dei partiti di maggioranza e opposizione il ministro dell’Economia riferirà mercoledì in Parlamento, con un’informativa alle commissioni Finanze di Camera e Senato. Dall’esecutivo si sottolinea come la trattativa in esclusiva con Unicredit sia parte di un percorso tracciato dopo il salvataggio della banca da parte dello Stato e nel rispetto delle scadenze europee, con l’obbligo di dismettere la partecipazione entro la fine del 2021. Ma le polemiche politiche, alimentate dalle imminenti elezioni suppletive per il seggio di Siena dov’è candidato Enrico Letta, non giungono inattese, ma non sembrano ad ora incidere su quel percorso. A rinfocolare il dibattito ci pensa Matteo Salvini. “E’ impensabile la svendita” e “lo spezzatino”, dichiara il leader della Lega, che stigmatizza i 6000 esuberi ipotizzati e propone di creare il “terzo polo bancario italiano”, una banca dei “territori”, unendo Mps ad “altri istituti emiliani, liguri o pugliesi”. Di fronte alla crisi della banca, ultima negli stress test europei, Salvini punta il dito contro il Pd: “Mps è sopravvissuta alle guerre, rischia di non sopravvivere ai Dem. Il deputato del Pd di Siena (Padoan) si è dimesso per andare a fare... il presidente di UniCredit. Vi sembra normale?”, incalza. Con quello che dal Nazareno definiscono un “inelegante scaricabarile”. Anche perché, notano, la candidatura di Padoan è legata alla precedente stagione Pd (guida Renzi) e il passaggio a Unicredit “è una sua scelta personale”. Una presa di distanze che Iv mostra di non gradire: da ministro dell’Economia Padoan “evitò il disastro” della banca, affermano i renziani. I sindacati locali Cigl, Cisl e Uil, diramano una nota durissima per denunciare “l’oggettiva negazione di un confronto da parte dell’azionista di maggioranza, il governo” e la preoccupazione perché ormai “le operazioni di preparazione del terreno” fanno sì che il piatto sia “servito” e “sarà difficile non farlo portare a tavola”. Di sicuro il caso Mps irrompe nella campagna elettorale per il seggio di Siena, dove si voterà a ottobre (si rincorrono le voci di un cambio in corsa del candidato del centrodestra in favore di un nome più forte). Letta, che all’elezione in quel collegio ha legato la sua segreteria, segue con attenzione il dossier e incontrerà gli attori sociali, economici e politici locali per confrontarsi con loro, avendo quattro stelle polari: tutela del lavoro, del marchio, centralità del territorio e unità della banca, per evitare lo “spezzatino”. Al Nazareno è stata istituita una task force guidata da Antonio Misiani per seguire il tema. Il tema Mps, di cui Renato Brunetta potrebbe chiedere a Mario Draghi di parlare in Cdm, tiene intanto banco in Parlamento. Alla Camera, a inizio della seduta domenicale sulla riforma della Giustizia, gli interventi sono polemici. Non solo Fdi ma anche Lega e Pd chiedono al governo di riferire. Il presidente Roberto Fico inoltra al governo la richiesta e Federico D’Incà a sera annuncia che Franco terrà un’informativa (non è previsto dunque alcun voto) davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato già questo mercoledì e non a settembre come in un primo momento ipotizzato (M5s chiedeva invece che l’audizione avvenisse in commissione d’inchiesta sulle banche). Ma il ministro dell’Economia non potrà sbilanciarsi sugli aspetti della trattativa, per non interferire preventivamente con l’operazione di mercato. In queste ore da via XX Settembre arrivano rassicurazioni sull’impegno del governo a tutelare Mps. Questo vuol dire innanzitutto far sì che l’acquirente prenda la maggior quota possibile della banca per evitare lo “spezzatino”. Finché non si definirà il perimetro dell’operazione (per ora sono esclusi solo crediti deteriorati e contenzioso), è difficile stimare gli esuberi ma l’altro impegno è ridurli il più possibile e, per quelli che si riveleranno inevitabili, gestirli, anche rifinanziando strumenti come il fondo esuberi per le banche. Quanto al marchio, si lavora per tutelarne il valore storico ed economico, anche in termini di presenza degli sportelli sul territorio. E poi c’è allo studio un intervento per sostenere l’area senese, con il sostegno a settori lì molto presenti come la farmaceutica.

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