G7: Johnson frena Trump
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
“LA RINASCITA DEL G8 ANDREBBE APPROVATA ALL’UNANIMITÀ”. REAZIONE FREDDA PURE DA MOSCA

di Alessandro Logroscino
LONDRA. L’altolà a Donald Trump questa volta arriva dall’alleato più leale, Boris Johnson. Se l’intenzione del presidente americano d’invitare Vladimir Putin al prossimo vertice G7 significa apertura di uno spiraglio alla riammissione della Russia a pieno titolo, il Regno Unito non ci sta. La mossa a sorpresa di The Donald, accolta con cortese diffidenza anche a Mosca, rischia insomma di cadere nel vuoto. Annunciata ieri, l’ipotesi della Casa Bianca prevede di allargare la riunione - rinviata a dopo l’estate causa emergenza coronavirus - allo zar di tutte le Russie, oltre che ai leader d’India, Corea del Sud e Australia, con la malcelata speranza di far barriera alla Cina. Ma finora l’unica reazione entusiasta è rimbalzata da Canberra. A Downing Street, un portavoce del premier britannico ha tenuto invece a mettere i puntini sulle i. Interpellato nel briefing quotidiano che segue la riunione del consiglio di gabinetto di Sua Maestà, ha fatto sapere che BoJo sta valutando la scelta dell’ ‘amico’ Donald in “stretto contatto” con lui. Ma non senza sottolineare, a scanso di equivoci, che se l’eventuale invito di leader “non membri” è una consuetudine ed è prerogativa di Trump, in quanto presidente di turno, la rentree formale russa e la rinascita d’un G8 andrebbe “approvata all’unanimità”. Ed è considerata prematura da Londra. Johnson, che nei giorni scorsi s’era detto pronto ad accettare anche l’idea iniziale del presidente-tycoon di un G7 immediato entro giugno, fatta poi saltare dal forfait di Angela Merkel (in conflitto con Trump su vari dossier), contro Putin punta i piedi. La Russia, ricorda per bocca del portavoce, fu esclusa dal club dei 7 in seguito “all’annessione della Crimea” e al conflitto in Ucraina; e il governo Tory britannico “non è disposto a sostenerne la riammissione a meno che non fermi le sue attività aggressive e destabilizzanti per la sicurezza dei cittadini del Regno Unito e dei nostri alleati”. Parole che riflettono lo stato comatoso dei rapporti bilaterali, precipitati nell’abisso di una nuova Guerra Fredda dopo il tentativo di avvelenamento nervino dell’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal a Salisbury imputato due anni fa dai bri- tannici all’intelligence militare moscovita (Gru). E confermano un atteggiamento tuttora chiuso al dialogo col Cremlino, al di là della timida telefonata fatta da Johnson a Putin in occasione del recente anniversario della vittoria contro il nazifascismo nella Seconda guerra mondiale, gloria di entrambi i Paesi, rispetto ai toni di altri partner occidentali: come l’Italia o soprattutto la Francia di Emmanuel Macron. A Mosca, del resto, il compiacimento per la strizzata d’occhio di Trump è appannato dal sospetto di un’operazione strumentale: troppo anti-Pechino, all’ap- parenza, per gli interessi tattici se non strategici della Russia. “Il presidente Vladimir Putin è un sostenitore del dialogo in tutte le direzioni, ma in questo caso, per rispondere a una simile iniziativa, è necessario ottenere informazioni di cui finora purtroppo non disponiamo”, si è limitato a commentare per ora il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, trincerandosi dietro una scettica coltre di cautela. “Non conosciamo ancora i dettagli della proposta, non sappiamo se sia un’iniziativa ufficiale”, ha proseguito Peskov, in vena più di interrogativi dubbiosi che di gratitudine: “Si è parlato di un invito alla Russia e a un certo numero di altri Paesi. Ma in che veste? Con quale ordine del giorno? Quale composizione?”. In attesa di risposte, lo scacchista Putin - che del G7/G8 ha già suonato le campane a morto - difficilmente si smuoverà dal suo arrocco.
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