Gentiloni difende l’operato del Governo
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Delocalizzazioni/Ma i dubbi sollevati sono «legittimi» mentre si cerca una soluzione che possa essere condivisa

di Francesco Bongorra'
RIMINI. Sulle delocalizzazioni si cerca una soluzione che possa essere il più condivisa possibile. E non è detto che possa passare per la 'bozza’ di provvedimento già predisposta. Dopo le bordate sparate dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che dal Meeting di Cl ha accusato il ministro Orlando ed il sottosegretario Todde di nutrire un intento "punitivo" nei confronti delle imprese, sempre dal palco della kermesse riminese il commissario europeo Paolo Gentiloni dice no agli attacchi al governo. Tuttavia, l'ex presidente del Consiglio sottolinea, sulle delocalizzazioni i dubbi "sono legittimi". "Non ho apprezzato molto i toni di eccessiva polemica verso il governo: In questo momento meno polemiche e più lavoro comune meglio è. Ma il tema posto di guardare a questa legge con attenzione è legittimo", sostiene il commissario europeo, che però osserva: "avanzare dubbi sulla delocalizzazione senza attacchi al governo che ho trovato in questo momento fuori luogo è per me del tutto legittimo". Secondo Gentiloni, la sfida è "attirare investimenti in Italia e non illuderci sulla situazione occupazionale e di presenze straniere per come è ora. Dobbiamo difendere posto di lavoro per posto di lavoro nelle aziende che minacciano licenziamenti e lo fanno in modo vergognoso e feudale con whatsapp ma non risolviamo il problema congelando quello che c'è". Insomma, continua, "il problema lo risolviamo con le riforme, con le politiche attive del lavoro, con quello che ci separa da una economia più sostenibile e competitiva". Intanto al governo si lavora per una soluzione condivisa. In particolare si starebbe valutando l'ipotesi di convocare un tavolo congiunto con tutte le parti coinvolte, imprese e sindacati, per discutere sul piano Todde-Orlando: un piano che riguarda delocalizzazioni, impatto occupazionale e responsabilità sociale d'impresa, ma sul quale ci sarebbero ancora dei distinguo da parte di altre 'animè del governo. Dopo la bordata di Bonomi, Todde ricorda che si parla "di una bozza, non della versione definitiva del decreto" auspicando "solo che si apra un confronto produttivo". "Non sono d'accordo con Bonomi - afferma - il decreto su cui sto lavorando insieme al ministro Orlando non è punitivo per le imprese e non vuole scoraggiare in alcun modo l'attrazione degli investimenti. Si rivolge alle aziende che non sono in crisi e non sono in difficoltà, ma decidono legittimamente di cambiare strategia di chiudere e di cambiare produzione". Se le aziende decidono autonomamente, "non c'è assolutamente niente di male, è il mercato, il mercato si deve fare e si continuerà a fare. Il tema è parlare di responsabilità sociale". Le norme per evitare la fuga all'estero delle imprese che hanno usufruito di aiuti pubblici sono però ancora un cantiere aperto. È un tema sul quale le varie anime del governo non sembrano parlare la stessa lingua. Così appare difficile che - come ipotizzato all'inizio - il testo possa arrivare al primo consiglio dei ministri alla ripresa dell'attività di governo dopo la pausa agostana. La proposta iniziale prevedeva l'introduzione di alcuni paletti 'sociali’ per le aziende che hanno deciso di chiudere per spostare la produzione all'estero. Si pensava ad un preavviso di almeno 6 mesi con l'individuazione di un advisor per avviare il confronto e delineare un piano con le ricadute occupazionali ed economiche, prevedendo possibili reindustrializzazioni o potenziali acquirenti con l'obiettivo di salvaguardare anche l'occupazione. Le critiche si sono focalizzate in particolare sull'aspetto sanzionatorio ipotizzato nella bozza: una prima versione stabiliva che le aziende beneficiare dei contributi pubblici negli anni precedenti una sanzione in rapporto al fatturato (magari del 2%) o l'inserimento di una lista nera con l'esclusione per vari anni da ammortizzatori sociali e incentivi. Non è però detto che lo stralcio di queste norme possa salvare il testo del decreto anti-delocalizzazioni.
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