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Grillo: sì al bis della Raggi

ROMA/IL FONDATORE DELL’M5S E DI MAIO APPOGGIANO LA SUA CANDIDATURA



di Francesca Chiri

ROMA. La candidatura di Virginia Raggi per il secondo mandato da sindaca nella Capitale riceve il beneplacito di Beppe e Grillo e Luigi Di Maio. Un’investitura che impegna tutto il Movimento anche se non mancano i maldipancia per la forzatura della sindaca uscente che con la sua mossa agostana ha spiazzato tutti: il suo partito, gli alleati e l’opposizione. “Daje” la incita il fondatore del M5s che già da tempo aveva sciolto ogni riserva sulla ricandidatura. Anche Luigi Di Maio dopo un incontro avuto alla Farnesina alla fine dello scorso maggio, ha oggi condiviso il via libera di Grillo. “Virginia Raggi sta svolgendo un ottimo lavoro a Roma. Ed ha bisogno del supporto di tutto il Movimento 5 stelle”. Un messaggio che non arriva a caso. Proprio martedì, dopo che la sindaca di Roma, a sorpresa, ha fatto il suo annuncio che ha preso in contropiede un po’ tutti, tra i 5 Stelle è scoppiato il finimondo. Si racconta di una riunione convocata di gran fretta dal capo politico Vito Crimi con i parlamentari, i regionali e i capitolini. Sul gradimento alla ricandidatura il gruppo sarebbe uscito spaccato a metà. Per alterne ragioni che non sempre hanno a che vedere con il mandato vero e proprio. Il fulcro del dibattito resta sempre il nodo del doppio mandato. Dopo il mandato “zero” per i consiglieri comunali, la deroga per i sindaci aprirebbe quasi inevitabilmente le porte alla cancellazione del divieto anche per i parlamentari. Un’ opzione che non piace per niente agli eletti che sono ancora al primo mandato e che, in prospettiva del taglio dei parlamentari, sono in diretta competizione con i “big” approdati nelle due Camere nel 2013. Una votazione su Rousseau per la deroga rischia quindi di essere una scommessa “Lose-Lose”. Se vince il Si i nuovi parlamentari e la base fedele alle regole auree pentastellate si potrebbero risentire, spaccandosi. Se vince il No la Raggi appare comunque determinata a correre anche senza il simbolo M5s, cosa che spaccherebbe lo stesso il M5s. La sua candidatura, lanciata con l’intento di “dialogare con la sinistra” e l’ambizione di arrivare al ballottaggio attraendo i suoi voti, ha messo poi una serissima ipoteca sull’ipotesi di un’ “alleanza organica” con il Pd che, si racconta in ambienti parlamentari di sinistra, aveva come schema base il possibile ingresso di Zingaretti nel governo e un’intesa per “cedere” la regione ad un esponente M5s e la capitale ad uno del Pd. Uno schieramento che di fronte al blitz della Raggi si trova ora spiazzato. Per la scelta del candidato, i dem attenderanno i risultati delle regionali ma l’intenzione è quella di “trovare una figura di alto profilo” in vista del Giubileo 2025, e non è detto che verranno fatte delle primarie. Ad oggi dopo l’indisponibilità palesata da Enrico Letta (“Non sono romano, non mi candido”), si guarda a David Sassoli che tace ma non si è formalmente tirato indietro. Anche a sinistra la strizzata d’occhio della Raggi non pare avere fatto breccia: “Dopo 4 anni inconcludenti, No a ricandidatura di Virginia Raggi ma anche no ai nostalgici del centrosinistra asfaltati 4 anni fa dal M5s” twitta Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere comunale. Anche il centrodestra è impreparato anche se fiducioso. “I cittadini le notificheranno lo sfratto” dice di Raggi Mariastella Gelmini mentre Fdi con Lollobrigida assicura che “tutto il centrodestra si presenterà unito per rappresentare un’alternativa credibile per la città”. Salvini ironizza sullo “sgombero” dei nomadi al Foro Italico e già canta vittoria: “non vediamo l’ora di sgomberare anche la Raggi dal Campidoglio”. E Meloni chiosa: “ I bus in fiamme e le aziende che scappano, ma solo la Raggi non si accorge di come è ridotta Roma. Ci vuole un sindaco all’altezza”.

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