Guerra kosovari-albanesi
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
TRIESTE/SPARATORIA IN CENTRO CON 7 FERITI (2 GRAVI). GLI APPALTI IN BALLO

di Francesco De Filippo
TRIESTE. Per un giorno Trieste si trasforma in una città con incursioni armate e lotte tra bande cui ci hanno abituato le cronache delle megalopoli sudamericane. Davanti a un bar alle 8 di sabato nella centrale via Carducci si affrontano due gruppi di persone, operai kosovari e albanesi. Volano sgabelli, tavolini, qualcuno mulina spranghe, momenti di parapiglia. Poi, come racconta un testimone, arriva un furgone e scendono altre persone, hanno armi da fuoco, sparano e fuggono. Sono trascorsi pochi minuti, rimangono a terra sette uomini, due in condizioni molto gravi. Vengono portati all’ospedale di Cattinara, un paio subito in sala operatoria, altri due trasferiti a Monfalcone. Ancora pochi minuti, e nei pressi della barriera autostradale del Lisert, vengono bloccate due persone, sulle quali sono in corso accertamenti per comprendere il ruolo avuto nella vicenda e di cui si attende l’emissione di provvedimenti di fermo. Una città tanto placida, Trieste, che la donna del bar di fronte aveva pensato a un gioco tra amici, rendendosi conto della gravità del fatto solo quando ha visto una persona a terra, qualcuno che gli sparava e sangue. Una città che ignora la cronaca nera, anche se, quando accadono, i fatti di “nera” sono sempre seri, se non tragici. È il caso di Meran, che uccise due poliziotti in Questura, o un paio di anni prima, di un immigrato che, sempre in Questura, disarmò un agente, gli sparò ma la pistola si inceppò, uscì, sparò ancora e infine si suicidò. Non è la prima volta che kosovari e albanesi si affrontano; nel luglio scorso una decina di persone si picchiò e 4 rimasero feriti a terra, due in modo grave. Furono utilizzate armi da taglio e tubi metallici; i protagonisti, sempre operai. Dunque, si desume che non si tratti di criminali ma di comunità che si spartiscono forse appalti (o subappalti) edili. La polizia denunciò 4 persone per lesioni personali. Il procuratore capo, Antonio De Nicolo, oltre a sottolineare lo “sconcerto” della città, e il pericolo che la vicenda potesse coinvolgere persone estranee, segnala l’ipotesi dell’agguato. Insomma, una spedizione punitiva, che fa fare un salto criminale in avanti alla rivalità tra i due gruppi: per la spettacolarità e per il reato ipotizzato, tentato omicidio con l’uso di armi da fuoco. Immediata la reazione politica: la Regione Friuli Venezia Giulia fa sapere che domani nel palazzo di fronte, in Prefettura, si terrà una seduta urgente del Tavolo di ordine pubblico. Dai toni, si ricava irritazione: l’assessore alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha ribadito al prefetto “la necessità di fare un approfondito punto della situazione sull’ordine pubblico in città e in particolare sulla situazione legata alla presenza della comunità kosovara”. Anticipando che domani rinnoverà la “richiesta di maggiori competenze in un settore così delicato”. Trascorrono un paio di ore ed è il Governatore, Massimiliano Fedriga, a chiedere “misure draconiane” per “reprimere senza indugi ogni fenomeno di delinquenza”, auspicando, “dura repressione” e “risposte delle autorità competenti immediate e decise”. La presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, parla di popolazione da rassicurare e di violenze da “stroncare con la massima severità”.
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