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Haftar: Jihad contro i turchi

LIBIA/MINACCIA UNA SANGUINOSA GUERRA CIVILE. DI MAIO MARTEDÌ AL CAIRO

di Salvatore Lussu


ROMA. Mentre l’Italia e le altre potenze europee lavorano a una missione diplomatica che eviti un’escalation militare in Libia e mentre tutti tengono il fiato sospeso in attesa di capire se la Turchia invierà o meno le sue truppe nel Paese nordafricano, il generale Khalifa Haftar, che da mesi con le sue truppe cerca di conquistare Tripoli, lancia la sua chiamata alle armi: un appello a tutti i libici perché imbraccino i fucili in risposta ad un eventuale intervento militare di Ankara. L’invito moltiplica i timori per un possibile avvitamento del Paese in una sanguinosa guerra civile. Analisti evidenziano anche l’eventualità che la parallela crisi iraniana esplosa con l’uccisione del generale Soleimani possa fare entrare in una sorta di cono d’ombra la crisi libica, lasciando di fatto maggiore libertà d’azione alla Turchia, il cui parlamento pochi giorni fa ha autorizzato il presidente Recep Tayyip Erdogan a inviare soldati per rafforzare il governo di Tripoli sostenuto dall’Onu e guidato da Fayez al-Sarraj. “Noi accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad e una chiamata alle armi”, ha attaccato Haftar in un discorso trasmesso in tv, invitando “uomini e donne, soldati e civili, a difendere la nostra terra e il nostro onore”. L’uomo forte di Bengasi ha quindi insultato Erdogan dandogli dello “stupido sultano” e ha accusato Ankara di essere intenzionata a “riprendere il controllo del- la Libia”, che è stata una provincia dell’Impero Ottomano fino alla conquista coloniale italiana nel 1911. Italia che continua a guardare con crescente preoccupazione alle sorti del Paese.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio volerà l’8 gennaio al Cairo, dove è stato invitato dal collega egiziano Same Shoukry a partecipare a una riunione sulla Libia insieme ai rappresentanti di Grecia, Cipro e Francia. Al telefono con il ministro egiziano, Di Maio ha ribadito che “occorre moderazione per evitare un ulteriore deterioramento della situazione e riavviare il dialogo tra le parti”, aggiungendo che “l’Italia sostiene fermamente il processo di Berlino, unica via per risolvere pacificamente la crisi ed evitare la destabilizzazione del Paese e altre sofferenze alla popolazione libica”. Resta in programma per gli stessi giorni - la data non è fissata ma potrebbe verosimilmente essere il 7 gennaio - la missione diplomatica dell’Ue su cui ha spinto lo stesso Di Maio dopo la sua visita a Tripoli e Bengasi e che dovrebbe essere guidata dall’Alto rappresentante Joseph Borrell e dai ministri degli Esteri italiano, francese, tedesco e britannico, con l’obiettivo minimo di produrre un cessate il fuoco. Intanto nel Paese continua a creare discordia la richiesta di aiuto fatta da al-Sarraj alla Turchia e subito accolta da Ankara. I deputati del parlamento libico, organo diviso, in- debolito e oggi alleato del generale Haftar, hanno votato perché la Libia interrompa immediatamente le relazioni diplomatiche con la Turchia. In una riunione di emergenza nella città orientale di Bengasi, dove parte dei deputati si è rifugiata, il parlamento ha anche invitato la comunità internazionale a ritirare il riconoscimento al governo di accordo nazionale, che i deputati hanno accusato di “alto tradimento” a causa degli accordi marittimi e militari firmati con Ankara a novembre, che hanno aperto la strada a un intervento militare turco a suo sostegno.

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