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I sindacati sono in allerta

NIENTE SCIOPERO MA MOBILITATI IN ATTESA DI VEDERE COSA SUCCEDERÀ ALLA MANOVRA



ROMA. Nessuno sciopero generale, ma si resta “mobilitati” in attesa di capire cosa succederà alla manovra nelle prossime settimane, e di vedere se e come cambieranno i punti più dolenti, dalle pensioni agli ammortizzatori sociali. Cgil, Cisl e Uil si incontrano (virtualmente) e scelgono la strada dell’attesa e della valutazione attenta, in questi giorni di passaggio in cui il governo si appresta a chiudere il testo del disegno di legge di bilancio da mandare al Senato verso metà della prossima settimana. La mobilitazione a cui hanno chiamato i sindacati, per ora, comporta assemblee e iniziative a livello regionale per studiare l’iter parlamentare della manovra, sperando che le proposte fatte nei mesi scorsi trovino accoglienza negli emendamenti. Del resto i partiti si stanno già preparando a modificare il testo, soprattutto nella parte che riguarda i bonus edilizi. Oltre ai limiti non graditi al Superbonus, c’è anche l’abolizione della cessione del credito e dello sconto in fattura che comincia a sollevare proteste trasversali, oltre che delle categorie. Sui dettagli del Reddito di cittadinanza - decalage dell’assegno, offerta congrua di lavoro - si dovrà invece trovare un compromesso prima che il documento vada alla Ragioneria di Stato per la bollinatura, probabilmente martedì o mercoledì. Il punto resta controverso, tanto che il ministro della P.a. Renato Brunetta critica il provvedimento anche ieri: “E’ impossibile dare 7- 800euroachistaacasaenonhavogliadi lavorare anche quando gli arriva l’offerta di lavoro”. E spiega che ora il meccanismo sta cambiando perché “dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro inizia il decalage” dell’assegno “e alla seconda offerta rifiutata arriva la sospensione”. La videoconferenza dei segretari generali delle tre Confederazioni sindacali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, è servita a fare il punto, fugando le voci di un possibile sciopero generale. “Non è il momento di lamentarci per lamentarci”, aveva detto Landini alla vigilia dell’incontro, richiamando un ruolo del sindacato “che risolve i problemi”. Per questo, sottolinea Sbarra, “in queste ore stiamo sollecitando il Governo” sulla manovra, giudicata “insoddisfacente”, per chiedere “un confronto” soprattutto su lavoro, fisco e pensioni. L’idea dei sindacati è di incanalare una parte delle loro proposte negli emendamenti. Anche se non si riuscirà a fare una riforma complessiva del sistema previdenziale, come chiedono da mesi, la speranza è di attenuare ad esempio le penalizzazioni per le donne, aiutare i giovani che con il sistema puramente contributivo sarebbero penalizzati, ed estendere la platea dei lavori usuranti. Per ora, quindi, la mobilitazione nelle assemblee regionali sarà solo un modo per seguire da vicino l’evoluzione del ddl bilancio. Qualora l’iter non dovesse soddisfare, si aprirebbe la possibilità di una iniziativa nazionale. Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “uno sciopero in questo momento significa che siamo sulla strada sbagliata”. Perché “la strada è quella di mettersi ad un tavolo e lavorare tutti insieme”. La manovra espansiva è una buona base, ma anche per Bonomi c’è margine di miglioramento. Ad esempio, sul taglio delle tasse: “Sono stati stanziati 8 miliardi ma non sappiamo ancora verso dove saranno indirizzati. Noi abbiamo detto che auspichiamo che vengano tutti utilizzati sul taglio contributivo del cuneo fiscale perché questo vorrà dire mettere più soldi nelle tasche degli italiani e abbassare il costo del lavoro rendendo più competitive le imprese”, ha spiegato. Poi ci sono i partiti che ribadiscono le loro linee rosse e si preparano alla riscrittura in Parlamento. La Lega al Senato, ad esempio, chiederà la proroga di tre anni del sismabonus rafforzato e del superbonus 110% per le comunità colpite dal terremoto del 2016. Il Pd invece rilancia sull’abolizione del tetto di reddito a 25mila euro per usare il Superbonus per le unifamiliari, e un decalage dal 2023. Inoltre, chiede che il bonus facciate resti al 90% almeno per i centri storici, e che venga garantita la cessione del credito - attualmente sparita dal testo - “per tutti i bonus”.

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