Il branco a caccia di migranti
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
ASPETTAVA LE VITTIME NEL CENTRO STORICO DI MARSALA. IL MOVENTE? ODIO RAZZIALE: 3 ARRESTI

PALERMO. Il loro ‘passatempo’ era la caccia all’immigrato. Approfittando della movida il ‘branco’ nei weekend si muoveva per le stradine del centro storico di Marsala (Tp) con l’obiettivo di intercettare persone di colore e massacrarle con violenza. Motivo? Odio razziale. A far parte del “commando”, così lo definiscono gli inquirenti, un gruppo di persone, alcuni con precedenti penali. Tre di loro sono stati arrestati dalla polizia, in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura. Salvatore Crimi, 18 anni, Antony Licari di 24 e Natale Salvatore Licari, di 34, sono accusati, a vario titolo, di violenza privata, minaccia, lesioni personali. Reati aggravati, secondo gli investigatori, dall’uso di corpi contundenti: il “branco” agiva, sostengono gli investigatori, con “efferatezza e spietatezza e per finalità di discriminazione o di odio etnico razziale”. Nel corso della perquisizione in casa di Salvatore Crimi, inoltre, la polizia ha anche trovato una pistola semiautomatica con relativo caricatore, marca Bruni, modello “New Police” cal. 8 e alcune cartucce. Il provvedimento cautelare è giunto al culmine di una complessa attività di indagine su alcune aggressioni avvenute nel centro di Marsala durante l’estate. Per gli inquirenti sarebbero stati “veri e propri raid punitivi nei confronti di inermi cittadini extracomunitari che subivano senza alcuna apparente ragione le violenze fisiche e verbali del gruppo criminale”. Il “branco” colpiva le vittime con pugni, calci e ginocchiate e usava armi improprie procurate al momento come sedie in legno, tavolini, bottiglie di vetro e suppellettili varie. Per gli inquirenti i componenti del branco, alcuni dei quali con piccoli precedenti penali, sarebbero stati “accecati da una rabbia bestiale, immotivata, resa ancor più deplorevole dalle frasi che inneggiano all’odio razziale”, come “siete africani di m... non dovete più parlare perché siete di colore... noi vi ammazziamo... qui siamo a Marsala, qui non avete il diritto di stare in quanto africani e nivuri (neri ndr)”. Il gruppo, numeroso secondo gli investigatori, agiva come una vera e propria squadra punitiva contro chiunque si fosse opposto ai loro commenti, come nel caso di un commerciante che in una circostanza prese le difese di una vittima che tentava di sottrarsi agli aggressori. Intimorite dalla ferocia e dalla violenza del branco, nessuna delle vittime ha collaborato alle indagini, alcuni hanno pure rinunciato alle cure mediche. Fondamentali per la polizia le riprese di alcune telecamere del centro storico. La violenza razziale si univa in alcune occasioni anche a quella da stadio. I tre arrestati fanno parte infatti del gruppo ultras “street boys/nucleo ribelle” del Marsala calcio e uno di loro in passato era stato anche sottoposto a Daspo. Per ironia della sorte la squadra di calcio del Marsala era stata rilevata nei mesi scorsi prorpiro da un’imprenditore di origine tunisina. La città intanto si divide tra “innocentisti” e “colpevolisti”. “Io conosco questi ragazzi e non credo all’odio razziale” si legge in un post su Fb, anche se chi scrive ha lo stesso cognome di uno degli arrestati definiti “persone per bene”. Ma c’è anche chi invoca “carcere duro per questi criminali, per colpa loro Marsala è diventata invivibile”.
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