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IL CIELO PUO’ ATTENDERE : LA VITA E’ UNA SOLA!

di Simona Balduzzi

‘Quella ragazza diceva bugie alla mamma,

quindi mi interessò subito!'

Titolo originale : Heaven Can Wait (Il Cielo Può attendere)

Genere : commedia

Anno: 1943

Regia : Ernst Lubitsch

Durata : 112 Min


Con tre nomination ai premi Oscar( miglior film; miglior regia; migliore fotografia per un film a colore a Edward Cronjager), Il cielo può attendere (1943), rappresenta un capolavoro di elegante trasgressione ad opera di Ernest Lubitsh, ed è l’ emblema della sua carriera americana . Primo ed unico lavoro del regista ad essere girato in Technicolor, il film vanta l’ottima recitazione di attori come Don Ameche , Charles Coburn e colei che fu definita ‘la donna più bella della storia del cinema’: Gene Tierney (nel ruolo di Martha) . Il regista peraltro ,diresse altre due grandi dive della Hollywood di quegli anni : Marlene Dietrich e Greta Garbo. Di razza ebrea, costretto ad espatriare oltreoceano, il genio di Lubitsh fu da subito apprezzato grazie alla sua arte narratoria , che riesce a fluttuare con disinvoltura dal romanticismo al sarcasmo, istigando alla risata e adombrando la mente dello spettatore di un tono introspettivo, mai scontato . Allegra e divertente a tratti commovente, la commedia non smentisce il ‘Lubitsch’s touch: l’irriverente eleganza di dialoghi ritmati e pungenti , viene riservata principalmente ai ruoli femminili , che appaiono ingenui- per poi affascinare per astuzia e strategia- pregni di una acuta scaltrezza, tipicamente femminile. Un raffinatissimo sarcasmo, schernisce i pregiudizi morali di un’ aristocrazia che ormai ‘sa di antico’ già in quegli anni : arpeggiando le corde di una seduzione velata , il cineasta naturalizzato statunitense , stuzzica i pensieri dello spettatore e la sua immaginazione , mostrando la naturale propensione umana verso il desiderio ( di vivere, in primis ) . La voce narrante del protagonista ( Don Ameche), guida lo spettatore attraverso i flashback di una vita che parte dalla fine: Henry è morto e si trova alle porte dell’Inferno .Accolto qui, da un affascinante Mefistofele( Laird Cregar ), in un design volutamente geometrico e raffinato, Henry Van Cleve attende di essere giudicato , consapevole di aver condotto una vita da peccatore e per questo sicuro di essere destinato a rimanere all’Inferno( forse un triste segno precognitivo della scomparsa dello stesso Lubitsh , avvenuta quattro anni dopo aver girato il film ,a soli 57 anni). I colloqui tra Henry e ‘Sua Eccellenza’ (il Diavolo) , divertono nel loro tono spumeggiante e al contempo elegante. Il rapporto che Henry ha tenuto in vita con le donne viene messo in rilievo fin da subito : “avevo bisogno di essere cambiato e già due donne mi contendevano…che modo di cominciare la vita!” .E proprio dal racconto che Henry fa al ‘padrone di casa’ , giù agli inferi, emergono gli aneddoti più divertenti, da personaggi ben caratterizzati (con l’michetta Marianna al parco :“Ma Henry! Ti sembro il tipo che prenderebbe ad un uomo l’ultimo scarabeo? “).Dialoghi esuberanti e taglienti , fondamentali in tutte le opere di Lubitsch , che toccano i grandi temi esistenziali, con ironica eleganza: dal rapporto conflittuale con i genitori, al passare degli anni, i protagonisti animano gli eventi a passo ritmato, coinvolgendo lo spettatore . Pur non essendo l’opera più rappresentativa della filmografia di Lubitsch, ‘Il Cielo può attendere’ rappresenta l’ennesima conferma del genio di questo cineasta, che fu molto apprezzato nella sua corposa filmografia; tra le sue opere più conosciute : ‘Vogliamo Vivere!”,’Mancia Competente’, ‘Scrivimi fermo posta’ e ‘Nicotchka’ . Tratto dalla commedia teatrale di Leslie Brush-Fekete ‘Birthday’ ed accompagnato dalle musiche ipnotiche di Alfred Newman, la commedia regala 112 minuti di leggerezza, dove si evidenzia la collaborazione con Raphaelson ( co-autore), attraverso uno spirito dissacrante ed una fortissima abilità narrativa, maestra nel maneggiare emozioni e tematiche esistenziali come la ricerca della felicità o il tradimento , senza mai cadere nella retorica e nei cliché.


‘Martha , mi ami?’

‘Ma se ti conosco appena !’

Non importa, l’amore non cerca presentazioni: o si ama , o non si ama !’

Quando Romeo e Giulietta fuggirono di casa, non salutarono nessuno!’



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