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Il Covid preoccupa Conte

GOVERNO AUTOSUFFICIENTE. IL COLLE: FATE PRESTO. GELO CON IL CENTRODESTRA



di Michele Esposito

ROMA. Nella giornata dell’atteso voto sulla Nadef, per il premier Giuseppe Conte, i timori vengono tutti dall’esterno di Camera e Senato. Da tutto il Paese, in verità, dove la curva dei contagi subisce l’ennesima impennata portando i positivi a numeri record. Cifre, ragionano nel governo, che vanno comunque legate a un numero di tamponi mai così altro, e soprattutto, molto più alto rispetto alla primavera scorsa. Ma Conte ammette che la curva “non può non preoccupare” e, per la prima volta da tempo, torna a battere il tasto sulla crucialità della capienza delle terapie intensive ricordando alle Regioni la possibilità di misure più restrittive. Dall’altra parte, però, il premier non cambia linea. “E’ necessario il rigoroso rispetto delle regole ma un lockdown non è all’orizzonte”, confermano da Palazzo Chigi. Dove, invece, dopo aver incassato la doppia maggioranza assoluta a Montecitorio e Palazzo Madama, c’è tutta la volontà di imprimere un’accelerazione decisiva al Recovery Plan. Si incrocia a doppio filo con la legge di bilancio sulla quale il governo si appresta a lavorare. Una piccola parte delle misure, infatti, saranno già anticipate nella manovra nonostante il sì ufficiale al Recovery Fund non sia ancora arrivato e il negoziato tra Parlamento europeo e commissione sia in alto mare. Oggi, a Bruxelles, Conte porterà nero su bianco il via libera del Parlamento italiano alle risoluzioni sul Next Generation Ue. E, quando il discorso di apertura del presidente del parlamento Ue David Sassoli offrirà all’Italia la sponda per discutere del dossier anche al Consiglio Ue, Conte ribadirà due concetti che considera molto chiari: la necessaria coerenza, da parte di tutti i Paesi, di agire nel rispetto nel patto siglato in luglio e il pieno sostegno alla gestione del negoziato da parte della presidenza tedesca. L’Italia, insomma, vuole correre. E Conte, in questa strategia, incassa il ringraziamento del presidente Mattarella per il lavoro svolto in Europa sul Recovery fund anche se il capo dello Stato lo incoraggia, o meglio “lo sprona”, a fare presto. Incontrando i ministri e il premier al Colle il presidente Sergio Mattarella li invita, infatti, a mettere in campo la massima efficienza nella destinazione dei fondi e la massima rapidità nella individuazione delle scelte. Una tempestività che, pochi giorni fa, il capo dello Stato chiedeva anche all’Europa. L’obiettivo di breve periodo, per il premier, è consegnare uno schema di priorità già al bilaterale con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, attesa in Italia nei prossimi giorni, forse già il 20 ottobre. Mentre, a Bruxelles, oggi il ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola avrà incontri con i vertici della Task Force della commissione europea per la Ripresa e la Resilienza. Dalla sua, Conte, può contare su una certa solidità della maggioranza. Nonostante il Covid, nonostante il caos interno al M5S. Alla Camera - presenti il ministro Roberto Gualtieri e tutta la squadra di governo del Mef - lo scostamento di bilancio passa con 325 sì, otto voti in più della maggioranza di 316 richiesta. Al Senato lo scarto è di soli 4 voti (165 sì contro i 161 richiesti) ma deve fare i conti con la tempesta interna al Movimento. Tiziana Drago e Marinella Pacifico (soprattutto la seconda è data da giorni in uscita, direzione centrodestra, o comunque in odore di espulsione per morosità sulle restituzioni) sono le due assenze “politiche” del M5S, a cui si aggiungono quelle, per motivi di salute, di Virginia La Mura e Cristiano Anastasi (positivo al Covid). Assenti per Covid anche i due membri del Maie Riccardo Merlo e Adriano Cario mentre, nel Misto, la maggioranza guadagna un voto: è quello di Raffaele Fantetti, fresco di addio a FI. “E’ stata una grande prova della maggioranza”, esulta Conte che, almeno per un po’, potrà fare a meno di chiedere “aiuti” al centrodestra. Dialogo fattivo sì, ma nel rispetto dei ruoli di governo e opposizione. E, non a caso, con il centrodestra torna il gelo. Giorgia Meloni, in Aula, annuncia battaglia “contro misure idiote” anti-Covid. Matteo Salvini, che solo poche ore fa ribadiva di attendere la chiamata del premier, torna anche lui all’attacco, ripuntando il mirino su Lucia Azzolina. E, almeno nel brevissimo periodo, la chiamata del premier è probabile che non arrivi. Domani, un nuovo vertice tra i leader della Lega e Fi e Antonio Tajani farà il punto, tra l’altro, sulla strategia per evitare il rischio “cul de sac”.


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