Il Fmi ai governi: non ritirate gli stimoli
- direzione167
- 5 giu 2022
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Per il Fondo la politica di bilancio può giocare un ruolo chiave nel sostenere e accelerare la ripresa

NEW YORK. Il debito pubblico mondiale schizza a livelli record con la pandemia. Ma questo non è il momento di stringere la cinghia: i governi devono continuare a sostenere l'economia perché un ritiro prematuro degli stimoli rischierebbe di innescare un'ondata di bancarotte fra le aziende con ripercussioni forti sul mercato del lavoro. Dopo aver predicato per anni l'austerity, il Fondo Monetario Internazionale inverte rotta e invita i governi a spendere per aiutare l'economia alle prese con la "crisi peggiore dalla Grande Depressione". L'appello del Fondo si va ad aggiungere a quelli di Christine Lagarde e Jerome Powell. I presidenti della Bce e della Fed ripetono ormai da tempo che la politica di bilancio e gli stimoli possono giocare un ruolo chiave nel sostenere e accelerare la ripresa. E questo perché le banche centrali non sono onnipotenti e, nel breve termine, ci sono dei limiti a quello che la politica monetaria può fare. Il balzo del debito pubblico mondiale a quasi il 100% del pil, e del deficit in media al 9%, è legato - osserva il Fondo - alle misure straordinarie messe in campo per l'emergenza sanitaria. I 12.000 miliardi di dollari stanziati dai governi hanno evitato il peggio, ma la ripresa non è ancora decollata. E anche se le prospettive sono meno nere delle attese, l'economia resta infatti in difficoltà. Da qui la necessità - è l'appello degli economisti di Washington - di continuare con gli aiuti, essenziali fino a quando l'emergenza sanitaria non sarà risolta. Passata la fase acuta, è il suggerimento del Fondo, i governi dovrebbero optare per aiuti più selettivi, valutando un rafforzamento della lotta all'evasione e tasse sui ricchi per aumentare le entrate fiscali e quindi aiutare a pagare i servizi essenziali, come la sanità. Una volta che la pandemia sarà poi superata allora si potrà iniziare a guardare ai conti pubblici. Dopo l'impennata del 2020, il Fondo prevede una stabilizzazione del debito globale dal 2021 grazie anche a tassi di interesse bassi che scongiurano il rischio di una spirale fuori controllo. Le economie avanzate che possono liberamente affacciarsi sul mercato per finaziarsi potrebbero riuscire a scampare l'austerity per risanare le finanze pubbliche. Per le economie emergenti il quadro è diverso: molte non hanno la capacità di affacciarsi sul mercato per finanziarsi e devono quindi valutare il rapporto costi-benefici per ulteriori stimoli. I paesi più poveri colpiti dalla crisi del Covid possono invece contare su un 'aiuto’ del G20, che ha esteso di sei mesi, fino alla prima metà del 2021, la sospensione del debito sgravandoli così da costi ulteriori che potrebbero indebolire e compromettere la battaglia contro il virus. Una battaglia che, per essere considerata veramente vinta, esige che il Covid venga sconfitto ovunque, osserva Kristalina Georgieva, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Sugli scenari dipinti dal Fmi c'è però molta incertezza: le proiezioni favorevoli su una stabilizzazione del debito sono legate a una forte crescita economica e a tassi di interesse che restano più bassi di quella della ripresa. All'atteso balzo del debito globale non sfugge l'Italia, il cui debito pubblico è atteso salire di quasi 30 punti nel 2020, così come quello di Spagna e Giappone. Non sfuggono al trend neanche gli Stati Uniti, che vedranno il loro debito schizzare di 20 punti quest'anno e che, insieme alla Cina, non vedranno il disavanzo stabilizzarsi andando avanti. Un problema non da poco per chi conquisterà la Casa Bianca nel 2020.
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