Il gelo governo-industriali
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
STATI GENERALI/SCINTILLE CONTE-CONFINDUSTRIA PER L’ACCISE SULL’ENERGIA

di Francesca Chiri
ROMA. Governo e Confindustria provano a ricucire lo strappo diplomatico che si è consumato nelle relazioni tra lo Stato e le rappresentanze dell’impresa ma il tentativo, allo stato, sembra approdare ad ora ad una tregua, seppure armata. Nessuno strappo al momento, anzi: la volontà di dialogo resta una priorità per tutti, anche se non mancano gli attriti. Il casus belli questa volta è la restituzione alle imprese delle accise sull’energia. Confindustria ne reclama una veloce restituzione e Conte non la nega. Ma la promessa di restituzione è pure accompagnata da un netto invito rivolto agli industriali ad andare oltre, a guardare al di là della contingenza, insomma - chiede il premier - a “volare alto”. “Il piano di rilancio - che sarà presentato la prossima settimana - è stato molto apprezzato, siamo disponibili ad accettare idee. Il clima è proficuo” premette il presidente del Consiglio al termine della quarta giornata di incontri a Villa Pamphilj. Assicura che nei confronti del mondo industriale non esiste alcun genere di “pregiudizio” e in serata anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi usa termini più concilianti, anche se nella sostanza mantiene il punto: tra governo e imprese, dice, “i rapporti sono stati e sono buoni, credo di poter affermare che c’è stima reciproca. Ma abbiamo il dovere - sottolinea - di fare critiche, anche costruttive su temi economici. E Confindustria ha il dovere di fare proposte, cosa che abbiamo sempre fatto”. Anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri cerca di riportare la dialettica nei binari del dialogo. Nel Paese c’è “coesione e maturità” in un “momento così difficile” ed “al di là di tante inevitabili polemiche e discussioni che ci sono e che a volte appaiono sopra le righe” dice Gualtieri. Se il riferimento è agli industriali la risposta arriva a stretto giro da Bonomi: i toni non sono sopra le righe ma non è una tregua, anzi. Nella concretezza del pressing sul Governo la posizione di via dell’Astronomia è ancora più netta, durissima. Bonomi non la prende alla larga: “Chiedo immediato rispetto per la sentenza della Magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di accise sull’energia, impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione”. Il premier ribatte: “La sentenza è di fine 2019, un contenzioso Stato-imprese: i nostri uffici ci lavoreranno” tranquillizza prima di rivolgere alle imprese l’invito a volare alto. Anche Gualtieri prova a glissare: “Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte. C’è una questione tecnica” minimizza. Ma Bonomi va oltre: se i rapporti tra Governo e industriali vanno ritarati, “ora si onorino i contratti ed i debiti verso le imprese”. E ancora. “L’impegno contro una nuova dolorosa recessione può avere successo solo se non nascondiamo colpe ed errori commessi da tutti negli ultimi 25 anni”. Anche qui la replica di Conte è sul filo: “Facciamo ammenda per eventuali carenze che si stanno dimostrando e abbiamo l’umiltà di ammettere ritardi ed errori. Fermo restando che certo non possiamo essere chiamati a rispondere di carenze strutturali che il sistema Italia si porta dietro da circa 20 anni”. Ma per Carlo Bonomi l’incontro agli Stati generali diventa anche l’occasione per ribadire critiche e preoccupazioni degli industriali sulle misure messe in campo per sostenere un mondo produttivo travolto dall’emergenza Covid-19, chiede “una democrazia moderna con istituzioni efficienti e funzionanti, cioè con una P.a.’buona’”. E attacca anche sui crediti Iva alle imprese: “Non possiamo operare restando in attesa per oltre sessanta mesi”. Ma Conte prova, davvero, a volare “alto” e da parte sua distribuisce le responsabilità. “Se da tanti anni in termini di pil o produttività il Paese è al di sotto della media europea evidentemente ci sono problemi strutturali che si trascinano. Però la questione non prevede di piangersi addosso”.
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