“Il governo lavora spedito”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
CONTE RISPONDE A ZINGARETTI. VERSO GLI STATI GENERALI DEL MOVIMENTO 5 STELLE
di Serenella Mattera

ROMA. “Stiamo marciando spediti”. Giuseppe Conte respinge l’immagine di un governo zavorrato da quelli che Nicola Zingaretti ha definito “troppi ‘se’ e ritardi”. E rivendica il lavoro in corso sul Recovery fund: “Stiamo facendo di tutto per la ripresa”. Mancano sei giorni al voto, per il dopo torna ad affacciarsi la parola “rimpasto” e il leader Dem già chiede a presidente del Consiglio e alleati un cambio di passo. Ma Conte si mostra sereno (il tono nel rispondere ai giornalisti, fanno notare i suoi, non è polemico né piccato), difende l’operato della sua squadra e si concentra sul dossier più incombente e delicato: la scuola. E’ un banco di prova importante per il governo. Il premier si tiene informato per tutto il giorno e a sera riunisce a Palazzo Chigi i ministri per un primo bilancio. Perché se c’è la soddisfazione di aver messo in moto la macchina, le criticità - è la consapevolezza - ci sono e vanno risolte. Nelle stesse ore i leader della maggioranza sono in campagna elettorale, perché domenica e lunedì sono in ballo centinaia di Comuni, sette Regioni e il taglio dei parlamentari. E anche se Matteo Salvini continua a dichiarare che non userà una eventuale vittoria come un avviso di sfratto al governo, il voto promette di avere ripercussioni. Il Pd, con Zingaretti e Andrea Orlando, ha messo agli atti la richiesta di aprire una nuova stagione e dare metodo e ritmo diversi all’azione del governo. Italia viva chiede di “aprire una riflessione”. Mentre il Movimento 5 stelle si prepara ad affrontare una partita interna non facile: nello stesso giorno in cui Vito Crimi annuncia come imminente il percorso degli Stati generali per una nuova leadership, Davide Casaleggio comunica agli iscritti M5s che Rousseau deve ridurre i servizi a causa delle “morosità” di alcuni parlamentari. Ma gli occhi in questi giorni sono puntati soprattutto sulle regionali, perché se il centrodestra stravince (osservata speciale la Toscana), le incognite post voto minacciano di aumentare: “Se il voto finisce bene, con la vittoria del Sì al referendum e la tenuta del Pd nelle regioni - osserva un dirigente Dem - la prossima settimana potremmo parlare di rimpasto, se finisce male si rimette tutto in discussione e l’esito potrebbe essere l’aprirsi di una crisi politica dagli esiti imprevedibili”. I conti potranno farsi solo a urne chiuse. Solo se i partiti saranno abbastanza forti da gestire il passaggio senza rischiare scossoni al governo, osserva un altro parlamentare Pd, si potrebbe infrangere la resistenza finora opposta dal premier all’ipotesi di un rimpasto (non è un tema di cui si parla, tagliano corto a Palazzo Chigi). Anche perché se il cambio fosse importante, il Conte ter dovrebbe passare da un voto di fiducia. E le nubi all’orizzonte sono già abbastanza. Si dovrà affrontare, per dire, il nodo Mes: “Rinvio alle risposte precedenti...”, è la risposta che Conte dà al pressing Pd, rimandando a tempo debito una decisione. E poi c’è la crisi economica, con ripercussioni sul lavoro che Renzi pre-annuncia drammatiche. Ecco perché Rosato, da Iv, non esclude un rimpasto: “E’ necessario che la squadra sia adeguata: evidentemente una riflessione va aperta”. Renzi è più prudente, anzi dice che secondo lui il rimpasto non ci sarà, ma pone una domanda che sembra già contenere la richiesta di cambiare marcia al governo: “Siamo capaci di dare risposte su lavoro, scuola e sicurezza, sì o no?”. “Non credo che parlando di rimpasti e cambi di squadra risolviamo i problemi, li risolviamo se lavoriamo pancia a terra”, afferma dal M5s Luigi Di Maio. E aggiunge di non sentirsi chiamato in causa dall’accusa di attendismo rivolta da Zingaretti al governo: “Il M5s ha sempre mantenuto i patti e ora stiamo lavorando sul Recovery, dobbiamo continuare in questa direzione”. Il ministro degli Esteri difende il premier: “Con lui c’è un’ottima sinergia, è il presidente di garanzia che serviva al governo”. Ma tra le fila parlamentari della maggioranza, tra deputati e senatori che si reputano poco coinvolti nell’azione dell’esecutivo, c’è chi (soprattutto tra i Dem) negli ultimi mesi ha lamentato un lavoro poco collegiale e troppo centralizzato a Palazzo Chigi. La spinta più forte per un rimpasto viene proprio da lì, spiegano fonti M5s aprendo all’ipotesi. Da tempo del resto circola una ridda di ipotesi. Le più gettonate, nonostante le smentite, sono l’ingresso al governo di Zingaretti e la sostituzione dei ministri della Scuola, del Lavoro, dei Trasporti (con un possibile ‘scambio’ di caselle tra Pd e M5s). Cosa succederà si saprà solo lunedì sera, a urne chiuse. Prima si peseranno i partiti di maggioranza. Iv è alla sua prima prova elettorale.
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