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Il nodo Mes alza la tensione

GOVERNO/CONTE VUOLE EVITARE L’ISOLAMENTO, IL M5S SI METTE DI TRAVERSO

di Michele Esposito


ROMA. Due ore attorno al tavolo per certificare, di fatto, come sul Fondo salva Stati il governo è ancora diviso. Il vertice di Palazzo Chigi non risolve il nodo del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), che si aggroviglia ulteriormente a pochi giorni dall’Eurogruppo dove l’Italia è chiamata a chiarire la sua posizione. E’ un nodo che rischia di ingigantirsi e di complicare i rapporti non solo tra Pd e M5S ma anche tra l’Italia e l’Europa. E, non a caso, il premier Giuseppe Conte è costretto a rimettere i panni del mediatore dispensando assicurazioni. “L’Italia non rischia mai l’isolamento, stamattina c’è stato un confronto positivo”. L’atmosfera del vertice, secondo le fonti della maggioranza, è stata costruttiva. Ma il M5S- con la sponda di Leusi mette di traverso sul sì dell’Italia. Al tavolo il titolare del Mef, Roberto Gualtieri, si fa portavoce dell’ala favorevole alla firma del Mes. “La logica del pacchetto” invocata già in giugno da Conte - ovvero l’accompagnare alla revisione del Mes la creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona (Bicc) e l’approfondimento dell’Unione bancaria con la garanzia dei depositi (Edis) - per il titolare del Mef è sostanzialmente rispettata visto che è stata messa in campo una roadmap sufficientemente ambiziosa e che salvaguardia gli interessi del Paese. Al tavolo, ad ascoltare Gualtieri ci sono i rappresentanti di M5S, Leu e Italia Viva, oltre che del Pd. E Di Maio mostra la sua linea divergente spiegando la necessità di ulteriori approfondimenti. “Non vogliamo una riforma che stritoli il Paese”, avverte il leader negando, tuttavia, qualsiasi battibecco con Gualtieri. E la linea di Di Maio, di fatto, è quella della gran parte dei gruppi pentastellati. All’assemblea congiunta di mercoledì degli eletti M5S si parlerà anche di Mes. Con esiti rischiosissimi per la firma dell’Italia entro il 2019. Critico anche l’intervento di Stefano Fassina, secondo cui il nuovo Fondo salva Stati porta con sé un rischio di segregazione ovvero che ci siano Paesi di seria A e serie B nel’accesso alla liquidità Conte prende tempo, stretto tra un sì che spaccherebbe il governo e un “no” che potrebbe portare in un tunnel i rapporti tra l’Italia e i grandi dell’Ue. Non a caso, il Mes è anche al centro degli incontri che il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha con Conte e con Gualtieri. Con la riforma “nessuno ha voluto mettere l’Italia sotto tutela”, sottolinea Moscovici che osserva: “Il governo italiano sa ciò che va fatto”. Per il M5S, però il Mes pone in essere parametri inaccettabili per il governo e si rafforza eccessi- vamente, anche dal punto di vista dell’immunità dei suoi membri. Linea vicinissima a quella di Matteo Salvini, che alza il tiro: “Non vorrei che Conte avesse venduto la nostra sovranità per tenersi la poltrona. Se fosse andata così, allora saremmo di fronte ad alto tradimento”, attacca il leader leghista. Parole che irritano non poco Palazzo Chigi. “L’isolamento lo si rischia quando si sparano slogan contro il mondo e non ci siede ai tavoli”, è la dura replica di Conte. Ma dalla Lega fanno notare al premier come il problema, sul Mes, ce l’ha in casa. “Lo sa Conte che il M5S è per la liquidazione del trattato?”, chiede Claudio Borghi rilanciando un passaggio del programma elettorale del M5S in cui si sottolinea la necessità “di liberare gli Stati dalla necessità di adeguarsi alle ‘rigorose condizionalità’” imposte dal Fondo salva Stati.

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