Il nuovo fisco entro la fine di luglio
- direzione167
- 5 giu 2022
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Evasione/Il Governo è intenzionato a mantenere l’impegno con Bruxelles. Sul tavolo 2-3 mld

di Silvia Gasparetto
ROMA. Una delega "molto ampia", con i dettagli - e soprattutto le coperture - rinviati ai decreti attuativi e alla composizione della prossima legge di Bilancio. Il governo è intenzionato a mantenere l'impegno con Bruxelles di disegnare entro la fine di luglio il nuovo fisco ma quella che si profila, riunione dopo riunione, è sempre più una riforma 'light' che deve fare i conti, inevitabilmente, con le scarse risorse a disposizione e le difficoltà ad azionare ancora la leva del deficit. Senza considerare la coda della pandemia che potrebbe portare con sé, dopo l'estate, l'esigenza di ulteriori interventi di emergenza per puntellare l'economia. Due per ora le certezze, che Daniele Franco ha condiviso con i suoi sottosegretari nella riunione settimanale al ministero: il disegno di legge delega che gli uffici del Mef stanno predisponendo terrà conto del corposo documento delle commissioni Finanze di Camera e Senato. E non cercherà i fondi per abbassare l'Irpef imponendo ad alcune categorie "nuove tasse". mIl ministro giovedì sarà sentito dalle commissioni proprio sulla riforma, ribadirà l'impegno a presentare il ddl entro la fine del mese (si ipotizza un Consiglio dei ministri il 29 o il 30 luglio) e spiegherà che il faro sarà prima di tutto quello della semplificazione del sistema con l'obiettivo di una riduzione del prelievo. Ma, probabilmente, chiarirà anche che le risorse al momento si fermano a quanto già stanziato con l'ultima manovra, senza sbilanciarsi sulla possibilità di aumentare le disponibilità. Il fondo ad hoc da 5 miliardi quest'anno è andato tutto all'introduzione dell'assegno unico, con la misura ponte scattata dal primo luglio. Per il 2022 a bilancio ci sono 8 miliardi di cui 5-6 andranno al nuovo strumento universale di sostegno per i figli, in base a come sarà definito a regime l'assegno. Per la riforma del fisco restano quindi 2-3 miliardi. Una dote un po’ esigua per un incisivo calo delle tasse, che sia percepito dai cittadini e in particolare da quel ceto medio che guadagna tra i 28mila e i 55mila euro l'anno su cui il Parlamento ha chiesto di concentrare gli sforzi. Una via per reperire altre risorse ci sarebbe, insistono intanto i sindacati, chiedendo, come fa la Uil di istituire una vera e propria autorità nazionale anti-evasione. La montagna di introiti sottratti al fisco cala, ma lentamente, conferma il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini a un webinar promosso dal sindacato, ricordando che nel 2018 la mancata riscossione di Irpef, Ires, Iva e Irap nel 2018 era ancora di 79,8 miliardi, comunque nove miliardi in meno del 2011. Per ridurla la Uil chiede, oltre all'authority, di controllare i redditi almeno ogni 5 anni, rispetto alla media attuale che prevede un controllo ogni 20 anni. Proposta bocciata da Ruffini che ritiene sia impossibile il controllo ravvicinato non solo di tutti i contribuente ma anche solo dei sei milioni di partite Iva. "Non possiamo controllare tutti", sottolinea, "dobbiamo evitare che l'evasione si realizzi". Per il sindacato, che ha presentato una serie di proposte, per combattere l'evasione andrebbe anche recuperato il cashback, congelato dal governo Draghi, e andrebbe perseguito anche l'incrocio "reale" di tutte le banche dati, sponsorizzato anche dall'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli tra le armi più efficaci contro i furbetti del fisco. mRibadita la contrarietà all'eliminazione dell'Irap - tra le semplificazioni suggerite dalle Camere che il governo potrebbero trovare posto nella delega - perché ricorda il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, "quella imposta serve a finanziare la sanità regionale"
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