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Il petrolio cala dopo il record

IL GREGGIO PUÒ SALIRE OLTRE I $20 A BARILE. OCCHI PUNTATI SULLE TENSIONI USA-RUSSIA



di Paolo Ventura

MILANO. Il greggio ha chiuso in calo venerdì (Wti -0,48% a 85,14 dollari al barile e Brent -0,55% a 87,89 dollari al barile) ma la parabola ascendente non sembra sia finita. L'oro nero ha infatti raggiunto un nuovo massimo (Wti 87,21 dollari e Brent 89,84 dollari) lo scorso 19 gennaio sull'onda dell'inatteso aumento delle scorte settimanali Usa (+1,4 miliardi di barili contro i -1,36 miliardi previsti), diffuse con un giorno di ritardo per la festività di lunedì scorso, e a seguito delle normali prese di beneficio da parte degli investitori, che hanno deciso di monetizzare i guadagni realizzati. Era dall'ottobre del 2014 che il greggio non superava la soglia degli 87 dollari (Wti) e degli 89,8 dollari (Brent), e secondo gli analisti potrebbe procedere ancora al rialzo, sempre che i contagi da Covid 19 non ne frenino nuovamente la corsa. In particolare per quest'anno la cifra che circola nelle sale operative per il Brentè tra gli 80 e i 90 dollari al barile, mentre il Wti si manterrà come sempre poco sotto. Nella serata di mercoledì scorso l'American Petroleum Institute (Api) ha annunciato per la prima volta da novembre un incremento delle scorte di greggio, dato confermato il giorno successivo dall'Eia (Energy Information Adm nistration), che ha indicato un aumento di 515 milioni di barili a fronte di un calo previsto di quasi 1 miliardo, con una lieve riduzione dell'attività delle raffinerie Usa (-0,3%), che ha generato una minore richiesta di petrolio. Domani 25 gennaio sono attese le scorte settimanali secondo l'Api e mercoledì 26 il dato dell'Eia. Due appuntamenti fondamentali per capire l'orientamento dei prezzi, che però risente anche delle tensioni tra Usa e Russia sull'Ucraina e di quelle in Medio Oriente tra Yemen ed Emirati. Lo scorso 17 gennaio il gruppo yemenita Houthi ha rivendicato un attacco sferrato tramite droni, che ha causato un'esplosione e un incendio alla periferia di Abu Dhabi. Pronta la ris della coalizione Saudita, che ha scatenato un raid aereo causando la morte di centinaia di migliaia di persone. Di segno opposto l'andamento del gas naturale, tornato venerdì sulla piazza di Amsterdam sopra quota 80 euro al Mwh, per chiudere a 78,98, con un rialzo del 5% sul giorno prima, quanto la quotazione giornaliera era scesa fino a 70 euro. Anche in questo caso sono determinanti le tensioni tra Usa e Russia, anche se, per calmierare il prezzo, dall'America sono in viaggio da diversi giorni diverse navi cariche di Gnl, il gas naturale liquefatto che, dopo essere rigassificato, può essere introdotto sulle reti nazionali. Una dinamica che risparmia in parte l'Italia grazie alle scorte in magazzini con una capacità di stoccaggio fino a 18 miliardi di mc, che hanno consentito al Paese di approvvigionarsi in momenti di prezzi favorevoli, calmierando così le quotazioni di quanto arriva dalla Russia via Tarvisio, dall'Azerbaijan via Melendugno (Lecce), dall'Algeria via Mazara del Vallo (Trapani) e dal Nord Europa attraverso Passo Gries (Verbania). Proprio da quest'ultimo valico, che è bidirezionale, tra Natale e Capodanno sono transitate quantità in uscita in virtù del minor costo italiano rispetto a quello della Borsa di Amsterdam.

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