Il Pil cresce, ma non tutto è roseo
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Confindustria/Indicatori positivi, varianti e materie prime preoccupano

di Mila Onder
ROMA. L’economia italiana è cresciuta nel secondo trimestre dell’anno a ritmo sostenuto, ma così potrebbe non essere nei mesi estivi e in quelli autunnali. Tra aprile e maggio le progressive riaperture, la ripresa delle attività a ritmi più o meno normali e la fiducia ritrovata grazie alla spinta ricevuta dalla campagna vaccinale hanno accelerato la crescita e hanno garantito “un forte rimbalzo”. Le varianti rappresentano tuttavia un rischio, così come l’andamento dei prezzi delle materie prime, con impennate a due cifre sui prezzi di materiali essenziali per la produzione. Venerdì l’Istat renderà noti i primi dati sulla variazione del Pil dei tre mesi di primavera, ma Confindustria già ne anticipa l’andamento: la risalita c’è stata ed è stata robusta. Il Centro studi di viale dell’Astronomia segnala come i servizi abbiano finalmente recuperato terreno, guidati dai consumi delle famiglie, tornate a spendere e a muoversi dopo mesi di sostanziale immobilismo. Nell’industria il trend resta di crescita, senza grandi impennate ma comunque in linea rispetto ai mesi precedenti. La dimostrazione arriva anche dai dati sui consumi elettrici: a giugno 2021 la domanda è stata di 27,4 miliardi di kWh, con un fabbisogno in crescita dell’1,9% rispetto a maggio scorso e del 13,8% sui volumi di giugno 2020. Nelle rilevazioni di Terna, i consumi industriali hanno continuato a mantenersi sopra i livelli pre-Covid, grazie all’aumento di quasi tutti i settori monitorati. Sul fronte lavoro dopo un primo trimestre in cui, secondo l’Ocse, il tasso di occupazione è sceso al 57,1%, i datori di lavoro sono tornati ad aspettative di aumento degli occupati: da marzo nel manifatturiero, da maggio nei servizi, sottolinea ancora il CsC. Le stime diffuse per il secondo trimestre indicano nel caso di Bankitalia una crescita dell’1% e addirittura del 2% secondo gli analisti di Oxford economics. Cifre diverse ma che permetterebbero di raggiungere, se non di superare, a fine anno una variazione positiva del 5%. Con il primo trimestre chiuso a sorpresa con il segno più (di poco ma comunque a +0,1%), la crescita acquisita per l’intero 2021 è infatti già del 2,6%. Un dato che non potrà che migliorare alla luce dell’atteso aumento del Pil. L’entusiasmo però sembra in parte già scemato, o è almeno a rischio. L’aumento dei contagi in corso a causa della variante Delta, segnala il Confindustria, getta l’ennesima ombra sulla ripresa, a partire dal settore del turismo, trainante nella stagione estiva. L’ipotesi di nuove misure restrittive sta già minando la fiducia di cittadini e imprese e questo significa che il terzo e il quarto trimestre potrebbero essere meno favorevoli di quanto previsto finora. Il governo concorda ormai sul +5% stimato anche dalla Commissione europea, ma un primo avvertimento è già arrivato pochi giorni fa dal ministro dell’Economia, Daniele Franco: “L’incertezza - ha spiegato - è quella che le varianti possano cambiare le aspettative dell’economia e possano rallentare la crescita”. Molto dipenderà dall’andamento della campagna vaccinale e dal clima diffuso nel Paese. Ha invece poco a che fare con problemi interni la seconda grande incognita che pesa sull’economia. “Lo scenario internazionale caratterizzato da forti aspettative sulla ripresa - spiega il CsC - ha indotto abnormi aumenti nei prezzi delle commodity utilizzate dalle imprese italiane. Gli aumenti dei prezzi internazionali in dollari sono a doppia cifra: rame +43% a giugno da ottobre 2020, ferro +79%”. Anche il prezzo del petrolio è in aumento e, legato a stretto giro, quello del grano. Tutto sta a capire se i rialzi siano temporanei o permanenti, se siano capricci del mercato o, come nel caso del rame, se derivino da una reale scarsità di offerta.
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