Il verdetto spacca l’America
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
KENOSHA/DIMOSTRAZIONI IN VARIE CITTÀ PER L’ASSOLUZIONE DEL GIOVANE KILLER

WASHINGTON. Il verdetto di Kenosha spacca di nuovo l’America, riaccendendo le proteste in varie città con marce per ora pacifiche, da New York a Chicago e Oakland. A Portland però, già teatro di manifestazioni violente dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia, il raduno è degenerato in vandalismi, con circa 200 attivisti che hanno rotto finestre e lanciato oggetti contro la polizia. In tutto il Paese si temono nuove contestazioni durante il weekend, in particolare a Kenosha, dove è stata mobilitata la guardia nazionale. Per questo Joe Biden, che ieri ha festeggiato i suoi 79 anni, ha lanciato un appello ad “esprimere le proprie idee pacificamente” e “nel rispetto della legge”, ammonendo che “violenza e distruzione della proprietà non hanno posto nella nostra democrazia”. Ma il verdetto sul 18enne Kyle Rittenhouse, assolto dall’accusa di aver ucciso con un fucile d’assalto due manifestanti e di averne ferito un terzo nelle proteste anti razziste del 2020, agita tutto il Paese. E a gettare benzina sul fuoco sono state anche le prime parole del giovane: “La giuria è arrivata ad un verdetto giusto. La legittima difesa non è illegale”, ha confidato soddisfatto alla Fox in un’intervista che sarà trasmessa lunedì. Rittenhouse è diventato un simbolo dei repubblicani, dei gruppi di estrema destra e dei paladini delle armi, per i quali è un eroe popolare, un vigilante sceso in campo per la giustizia contro una folla furiosa. Tra i primi a congratularsi con lui Donald Trump: “Se questa non è autodifesa, allora non esiste”. Alcuni parlamentari del Grand Old Party hanno ventilato addirittura la possibilità di ingaggiarlo come stagista al Congresso e lo hanno invitato a frequenta- re il college nei loro Stati. “Il verdetto ci ricorda che abbiamo il diritto morale e legale all’autodifesa”, ha osservato il senatore Ted Cruz. I gruppi suprematisti e di estrema destra come i Proud Boys hanno invaso i social con messaggi di giubilo. Per non parlare della raccolta fondi dei conservatori per pagare le spese legali del processo. Per i democratici, per la sinistra in particolare, il verdetto invece incoraggia la violenza, l’uso delle armi, l’autodifesa dei vigilantes e mostra il trattamento di favore della giustizia verso gli imputati bianchi. “Ho speso la maggioranza della mia carriera lavorando per un sistema penale più equo, e chiaramente c’è ancora molto da fare”, ha ammesso la vicepresidente Kamala Harris. Molto più duri alcuni suoi compagni di partito. “Quello che abbiamo visto è un sistema che protegge quelli per i quali è stato ideato”, ha commentato la deputata Alexandria Ocasio-Cortez. La decisione, ha osservato il governatore della California Gavin Newsom, manda ai vigilantes armati il messaggio che “puoi infrangere la legge, portare in giro armi progettate per l’esercito, sparare e uccidere e cavartela”. L’ong contro le armi March for Our Lives ha ammonito che Rittenhouse “incarna il vero pericolo posto da un mix tossico di cultura suprematista bianca che antepone la proprietà alla vita umana e l’ampia proliferazione di armi ad alta potenza con meno limiti di una patente di guida”. A denunciare la sentenza anche il mondo dello sport, dal coach dei Golden State Steve Kerr (“stiamo imboccando una via pericolosa”) all’ex quarterback dei San Francisco 49ers Colin Kaepernick, il primo a inginocchiarsi per protesta durante l’inno Usa (“un sistema costruito sulla supremazia bianca che approva atti terroristici di un suprematista bianco”). Intanto in Usa arriva un altro esempio di giustizia controversa: Christopher Belter, 20 anni, all’epoca dei fatti studente bianco di un’elitaria scuola privata per ragazzi proveniente da una famiglia facoltosa, ha ottenuto solo otto anni di messa alla prova per l’accusa di aver stuprato quattro adolescenti tra i 15 e i 16 anni.
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