Industria/Dicembre nero per la produzione, -2,7%
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
di Marianna Berti

ROMA. Un dicembre 'nero’ che peggiora un bilancio già compromesso. L'industria italiana non fa che segnare ribassi. Il -2,7% della produzione nell'ultimo mese va però oltre le attese più negative. Ormai sono tre i trimestri di fila con il segno meno. Una recessione che porta a chiudere il 2019 con un calo 0 dell'1,3%. La discesa più forte da sei anni. Uno spettro che rischia di diventare ancora peggiore ora che sull'economia si allunga l'ombra del coronavirus.
A certificare l'arretramento della manifattura tricolore è l'Istat. Un calo che preoccupa il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli: "Serve uno sforzo immediato da parte del Governo - dice - per invetire la tendenza e stare vicino ai settori imprenditoriali del Paese". A leggere il dato con attenzione è anche il ministero dell'Economia, che in un lungo comunicato attribuisce la decisa flessione "ad un indebolimento della domanda internazionale" e ad un effetto contabile dovuto ai giorni effettivi di vacanza per i molti "ponti" di fine 2019.Il 2020, assicura il ministero guidato da Roberto Gualtieri, è iniziato con "un significativo miglioramento a gennaio" anche se il trend "potrebbe interrompersi in febbraio, anche a causa del coronavirus". Poi però "l'economia internazionale dovrebbe poi riprendere il proprio slancio non appena sarà superata la fase più acuta dell'epidemia, plausibilmente nel secondo trimestre dell'anno". Le statistiche fotografano per ora una difficile fine 2019 con una flessione della produzione generalizzata a quasi tutti i settori. Si salvano giusto l'elettronica e l'alimentare. In forte contrazione invece risultano il tessile, la metallurgia e la fabbricazione di autoveicoli. Un'eredità pesante per il 2020. Tanto che secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio la crescita si fermerebbe allo 0,2%, quattro decimi di punto sotto le stime ufficiali del Governo. Numeri dietro cui, ricordano i sindacati, ci sono 150 tavoli di crisi aziendale, che coinvolgono 300 mila lavoratori. C'è la grande industria, basti pensare all'ex Ilva, ma ci sono anche i casi di Mercatone Uno e Conad-Auchan. A ripro- va di un effetto trascinamento da comparto a comparto. Ci sono situazioni che vanno avanti da anni, come Alitalia, a cui se ne aggiungono di nuove. C'è il Sud, si teme per il destino dello stabilimento Whirlpool di Napoli, e l'occhialeria del Nord con Safilo. Tuttavia il crollo di dicembre qualche attenuante ce l'ha. È vero che non si vedeva una riduzione congiunturale così ampia da due anni e che su base tendenziale si arriva addirittura a un -4,3%, però lo stesso Istituto di statistica parla di un possibile "effetto ponte" dovuto alla collocazione sul calendario di venerdì 27 dicembre: dopo Natale e Santo Stefano e subito prima del weekend. Molte aziende avrebbero deciso di chiudere quel giorno, approfittando di un periodo di bassa richiesta. L'Italia poi non è sola, la produzione nello stesso mese ha registrato cali altrettanto bruschi in Germania e Francia. Gli analisti, come il Mef, non escludono un recupero a gennaio. "È lecito attendersi un rimbalzo congiunturale", dice l'economista di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli. Ma restano tutte da stimare le conseguenze del coronavirus sull'economia. L'Upb, fornendo le nuove stime sul Prodotto interno lordo, non nasconde che la pandemia cinse è tra i ftori di rischio che "potrebbero incidere sul contesto globale e, di conseguenza, anche sul nostro paese". L'eco politica generata dai dati attraversa maggioranza e opposizione. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, considera le cifre dell'Istat un "campanello di allarme": ora "meno polemiche e più lavoro comune". Il calo segnato dalla produzione per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è "devastante" e chiama a una reazione: "il governo acceleri su cantieri e tasse".Il "tracollo" dell'industria porta il numero uno della Lega, Matteo Salvini, a invocare il voto: "la parola torni agli Italiani!", scrive. E anche Forza Italia reclama "una svolta politica". Sul piede di guerra i sindacati, con la Cisl che lamenta "la mancanza di una visione industriale". Lato imprese, Confcommercio si dice preoccupata dagli "impulsi negativi generati dalla crisi sanitaria". Bisognerà vedere come l'economia nel suo complesso digerirà il passo indietro dell'industria in un periodo in cui tutto sembra andare in ordine sparso.
















Commenti