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Istat: volano i contratti a termine

Sono oltre 523.000 gli occupati nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2020



di Domenico Conti

ROMA. Volano i contratti a termine e l'occupazione cresce nel secondo trimestre 2021 di 523.000 unità sullo stesso periodo del 2020, ma mancano all'appello ancora 678.000 posti rispetto a quelli del secondo trimestre 2019, prima della pandemia. È la fotografia dell'Istat che registra una crescita di 338.000 occupati sul primo trimestre 2021 e un calo del tasso di disoccupazione che si assesta al 9,8%, in calo di 0,3 punti sul trimestre precedente e di 1,7 puntI sullo stesso periodo del 2020. La crescita è trainata dal lavoro a termine, quello che aveva subito la maggiore riduzione durante la pandemia (per quello standard a tempo indeterminato è intervenuto il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo) . Se nel trimestre gli occupati sono aumentati su base congiunturale dell'1,5% per i dipendenti a termine la crescita è stata dell'8,3% con 226.000 occupati in più. I dipendenti a tempo indeterminato sono aumentati di 80 mila unità (+0,5%) mentre gli indipendenti di appena 33 mila, (+0,7%). Il dato dei contratti a termine è ancora più evidente su base tendenziale: rispetto al secondo trimestre 2020, l'aumento dell'occupazione (+523 mila unità, +2,3%) coinvolge soltanto i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%) mentre continua il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, - 0,4%). I disoccupati sono 2 milioni 459mila con un calo di 55 mila unità ( -2,2%) sul trimestre precedente e un aumento del 27% (+514mila persone) sul secondo trimestre 2020. Da quest'anno sono in vigore nuove regole sulla classificazione che prevedono che non una persona in cassa integrazione da oltre tre mesi sia considerata senza lavoro. Le serie precedenti sono state ricostruite. All'aumento tendenziale sia degli occupati (+523.000) che dei disoccupati (+514.000) si associa la forte riduzione degli inattivi di 15-64 anni (1 milione 253 mila in meno), " intensamente cresciuti a seguito dell'emergenza sanitaria con la chiusura di molte attività e la limitazione negli spostamenti". La ripresa occupazionale osservata rispetto al secondo trimestre 2020 - che ha rappresentato il picco negativo di 1,2 milioni di occupati in meno nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso trimestre del 2019) - "ha coinvolto - scrive l'Istat - di più coloro che per primi avevano subito gli effetti della pandemia: occupati nei servizi e lavoratori a termine, con maggiori ripercussioni per giovani, donne e stranieri". Il tasso di occupazione risale al 58%. Gli occupati restano nel secondo trimestre di quest'anno 678.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Hanno pagato la crisi sanitaria ed economica soprattutto le donne, i giovani e gli stranieri. In particolare sono al lavoro 370.000 donne in meno (-3,7% a fronte del -2,3% degli uomini) mentre gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 199.000 in meno sul secondo trimestre del 2019. (- 3,8%). In confronto al periodo precedente l'inizio della pandemia, nel Nord il livello di occupazione è ancora inferiore di 336 mila unità (- 2,7% rispetto al secondo trimestre 2019), nel Centro di 162 mila (-3,2%) e nel Mezzogiorno di 180 mila (- 2,9%).

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