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Italia: come il Dopoguerra

ECONOMIA/POSSIBILE LA CRESCITA DEL PIL DEL 6% (DA PIANO MARSHALL)


di Mila Onder



ROMA. L’Italia si prepara a chiudere il 2021 con un tasso di crescita del Pil da boom economico. A fine anno i grafici potrebbero arrivare a segnare un’impennata del 6%, ben al di sopra delle iniziali aspettative del governo, ma in gran parte frutto del confronto con il drammatico calo del 2020 e dell’enorme espansione della spesa pubblica. Le restrizioni messe in campo per arginare lo scorso anno il dilagare della pandemia, allentate temporaneamente solo in estate, hanno causato nel 2020 un calo del Pil senza precedenti dell’8,9%. Da quei livelli il rimbalzo è quest’anno praticamente inevitabile, ma l’entità potrebbe essere molto superiore alle stime. Ad aprile il governo aveva prudenzialmente scritto del Def che la crescita avrebbe raggiunto il 4,5%. Con il passare dei mesi, alla luce dei dati sul primo e sul secondo trimestre, in entrambi i casi a sorpresa nettamente positivi, le previsioni sono progressivamente migliorate sia nell’esecutivo che tra gli analisti di mercato e nei report delle principali istituzioni nazionali e internazionali. Una conferma dei dati di aprile-giugno è attesa per martedì quando l’Istat diffonde i conti economici trimestrali, con il dettaglio sul Pil. Ma, in base ai dati disponibili, le nuove stime segnano già un miglioramento. La Commissione europea prevede per l’Italia un aumento del Pil del 5%, Bankitalia del 5,1% e recentemente l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Autorità di controllo dei conti pubblici, ha stimato per fine anno una crescita del 5,8%. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha anche lui pronosticato un aumento del Pil superiore al 5%, sottolineando comunque sempre i rischi legati al potenziale diffondersi della variante Delta. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e poi quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, si sono invece spinti ben oltre e hanno parlato esplicitamente di una possibile crescita del 6%. Il ministro leghista ha riportato con un certo orgoglio il dialogo con Peter Altmaier: “Due settimane fa sono stato a cena con il ministro dell’Economia tedesca che mi ha detto: ‘quest’anno andiamo bene, noi pensiamo di fare il 4% del Pil’. Gli ho detto che noi pensiamo di fare il 6%”. L’Italia si prepara quindi a superare addirittura la Germania, come a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 riuscì a superare molti altri partner europei. Tra il 1951 e il 1963 il prodotto interno lordo aumentò in media del 5,9% annuo (con un picco dell’8,3% nel 1961). Un’accelerazione superiore a quella dei Paesi Bassi (che nello stesso periodo conobbero un tasso medio del 4,9%), della Francia (4,4%) e della Gran Bretagna (2,6%). Merito di Mario Draghi, secondo lo stesso Giorgetti, ma anche delle riforme e delle risorse del Recovery, oltre che del “debito buono” - come lo definisce SuperMario - accumulato nell’ultimo anno e mezzo proprio per far ripartire l’economia e tutelare il lavoro. Anche in questo caso il parallelo con il secondo dopoguerra è quasi evidente: allora fu il piano Marshall a risollevare le sorti dell’economia europea, accompagnato dall’aumento della spesa pubblica dei singoli Paesi, Italia compresa. Ma è proprio di fronte all’altra faccia della medaglia della spesa che non bisognerà abbassare la guardia da oggi in poi, perché quel debito non diventi ‘cattivo’ e non trascini di nuovo l’Italia in una spirale negativa.

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