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Italia, il 60% delle famiglie stenta

Bankitalia/Economia in crescita (bene l’industria), ma il Covid abbatte i redditi



di Enrica Piovan

ROMA. Si comincia ad intravedere qualche spiraglio all’orizzonte, ma l’uscita dal tunnel sembra ancora lontana. Appare così, vista dagli occhi delle famiglie italiane, la situazione dell’economia alle prese con gli effetti del Covid. Lo evidenzia un’indagine della Banca d’Italia, che fotografa un contesto in cui l’emergenza sanitaria continua a pesare sui consumi e sempre più famiglie (oltre il 60%) faticano ad arrivare alla fine del mese. Qualche segnale positivo arriva dall’industria, con il fatturato che mette a segno il quarto rialzo mensile consecutivo. “Le attese sulle prospettive dell’economia e sul mercato del lavoro sono migliorate; tuttavia le famiglie non si aspettano che l’emergenza sanitaria sia superata in tempi brevi”, sintetizza l’ultima dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane di Bankitalia. In particolare, il saldo delle risposte relative alle prospettive generali dell’economia, pur restando negativo, è tornato a migliorare, collocandosi su un livello più elevato rispetto a quello dei mesi estivi, dopo la prima ondata della pandemia. Anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute più favorevoli, sebbene i nuclei con capofamiglia nella posizione di lavoratore autonomo restino più pessimisti. Le famiglie, tuttavia, non si attendono che l’emergenza sanitaria venga superata entro un orizzonte ravvicinato: solo il 16% ritiene che verrà meno nel corso del 2021, mentre un terzo stima che si protrarrà almeno fino al 2023. In questo scenario, con l’emergenza sanitaria che continua a condizionare i comportamenti di consumo e le disponibilità economiche che si assottigliano, aumentano le famiglie che fanno fatica a far quadrare i conti: oltre il 60% dei nuclei dichiara di avere difficoltà economiche ad arrivare alla fine del mese (10 punti in più rispetto al periodo precedente la pandemia), una percentuale che sale al 65% (con un aumento di 20 punti) per i nuclei il cui capofamiglia è un lavoratore autonomo. Poco meno del 40% delle famiglie dice che negli ultimi dodici mesi il proprio reddito familiare non è stato sufficiente a coprire le spese; e di queste quasi la metà, in assenza di reddito o trasferimenti, non dispone di risorse finanziarie proprie per far fronte ai consumi essenziali nemmeno per un mese. E se per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese l’ostacolo è rappresentato dalle minori disponibilità economiche, per i nuclei più abbienti “pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio”. L’effetto è comunque lo stesso: cresce il risparmio che le famiglie riescono a mettere da parte: circa il 40 per cento dice di aver speso meno del reddito annuo nel 2020, riuscendo ad accumulare un pò di risparmio. Solo un terzo del risparmio accumulato nel 2020, tuttavia, evidenzia l’indagine, verrà consumato nel 2021. Qualche segnale positivo, intanto, arriva dall’industria. A marzo il fatturato registra un aumento congiunturale dell’1,6%, e un aumento tendenziale (corretto per gli effetti di calendario) del 38,1%, grazie soprattutto alla crescita sul mercato interno. E se “nel confronto tendenziale, i risultati molto positivi derino dal livello eccezionalmente basso” del marzo 2020, “in piena emergenza sanitaria”, spiega l’Istat, su base mensile si tratta del “quarto incremento consecutivo”. Anche nel complesso del primo trimestre si registra, al netto della stagionalità, “un aumento significativo rispetto al trimestre precedente” (+3,5%). “Dati promettenti”, commenta l’Unione consumatori, secondo i cui calcoli “a marzo 2021 si può dire che si è tornati ai livelli pre-crisi”.

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