“L’America è in marcia”
- direzione167
- 5 giu 2022
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IL PRIMO DISCORSO DEL PRESIDENTE BIDEN AL CONGRESSO SULLO STATO DELL’UNIONE

di Ugo Caltagirone
WASHINGTON. “Cento giorni fa ho ereditato un Paese in crisi. Dopo cento giorni l’America è di nuovo in cammino”. Joe Biden, nella sua prima apparizione davanti al Congresso da presidente, sottolinea i risultati raggiunti in poco più di tre mesi e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa dopo le turbolenti vicende che hanno accompagnato la sua vittoria alle presidenziali. “Ero di fronte alla peggiore pandemia in un secolo, la peggiore crisi economica dalla Grande Depressione, il peggior attacco alla nostra democrazia dalla Guerra Civile”, afferma, con un riferimento all’assalto al Congresso del 6 gennaio e una frecciata al predecessore Donald Trump. “Ora stiamo vaccinando un’intera nazione, stiamo creando milioni di posti di lavoro, stiamo dando risposte visibili e concrete alla gente e stiamo garantendo equità e giustizia”. C’è ancora tantissimo da fare però. Il presidente americano sottolinea come la posta in palio sia altissima, perché in gioco c’è il futuro del Paese. Per questo chiama alla massima responsabilità repubblicani e democratici, convinto che la pandemia possa diventare un’opportunità per costruire uno Stato non solo più moderno e sostenibile, ma anche più giusto dal punto di vista economico e sociale. Così, snocciolando punto per punto le priorità della sua agenda, presenta il piano da 1.800 miliardi di dollari messi sul piatto per le famiglie americane. E a pagare saranno in parte i più ricchi, con il presidente americano che pone una pietra tombale sul taglio delle tasse voluto da Donald Trump nel 2017. Una ricetta tutt’altro che facile da realizzare, con gli avversari politici già sul piede di guerra contro un presidente “versione Robin Hood”, e tanti malumori anche tra i democratici più moderati spiazzati dal “quieto radicalismo” di Biden che sempre più piace alla sinistra dem. La strada si preannuncia dunque tutta in salita. L’ex braccio destro di Barack Obama lo sa e per questo fa appello al senso di responsabilità, perché dopo la crisi pandemica non ci si limiti a tornare al ‘business as usual’ ma si imprima una vera e propria svolta che trasformi il Paese da lasciare alle prossime generazioni. Per la prima volta nella storia alle spalle del presidente mentre parla al Congresso ci sono due donne, la speaker della Camera Nancy Pelosi e la vicepresidente Kamala Harris, che è anche la numero uno del Senato. Ad ascoltare l’intervento non la solita folla di politici e ospiti, ma solo pochi deputati e senatori per rispettare le severe norme anti-Covid. Attorno a Capitol Hill, invece, un dispiegamento di uomini con pochi precedenti, compresi oltre duemila soldati della Guardia Nazionale: massima allerta dunque, anche in assenza di minacce concrete, perché ancora aperta è la ferita del tragico assalto del 6 gennaio scorso da parte dei sostenitori di Trump. Assalto in cui morirono cinque persone. L’American Families Plan prevede in particolare 1.000 miliardi di dollari in nuove spese e 800 miliardi di sgravi e agevolazioni fiscali. Tra le voci, 200 miliardi per gli asili nido, altri 200 per l’iscrizione gratuita ai college statali e per gli aiuti agli studenti più disagiati, 225 miliardi per un piano nazionale che riconosca il diritto a congedi parentali e aspettative per malattia retribuiti. E poi ancora 225 miliardi per l’assistenza a bambini, anziani e disabili. Si tratta, spiega Biden, della seconda gamba dell’American Rescue Plan: la prima è quella del piano infrastrutture da 2.300 miliardi di dollari presentato qualche settimana fa. Sul piatto insomma ci sono oltre 4 mila miliardi di dollari che nelle intenzioni del presidente dovranno essere coperti in parte con un aumento dell’aliquota fiscale per i super ricchi dal 37% al 39,6%, con una totale retromarcia rispetto alla riforma del fisco targata Trump. Aliquota al 39,6% anche per tassare i capital gain e i dividendi di chi guadagna oltre un milione di dollari l’anno. Nell’agenda Biden, oltre al completamento della campagna di vaccinazione per lasciarsi alle spalle al più presto l’incubo pandemia, anche una riforma dell’immigrazione inclusiva e che affronti il problema dei flussi non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico. E sul fronte della politica estera un’azione sempre concertata con gli alleati, in primis della Nato, e un rilancio della diplomazia con Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, ma nel rispetto dei diritti umani.
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