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L’economia europea zoppica

Analisi BCE/Le banche non corrono rischi, ma i crack aziendali saranno inevitabili



di Domenico Conti

ROMA. Un’economia che ha ancora bisogno “di due stampelle”, quella monetaria della Bce e quella di bilancio, con il recovery che potrebbe non bastare visto che il Fmi invoca per l’Europa “misure mirate e temporanee sul fronte della domanda e dell’offerta”. E che, mentre con i vaccini si punta alla ripresa, nel frattempo dovrà fare i conti con inevitabili crac aziendali, e non può escludere scenari più negativi per le banche. È la diagnosi che esce dal rapporto annuale della Bce, un documento presentato alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo dal vicepresidente Luis de Guindos e che fa perlopiù il punto sull’anno passato, segnato dalla crisi pandemica. Ma con qualche indicazione di prospettiva: gli aiuti all’economia, il sostegno alle imprese, la liquidità alle banche, hanno fatto da scudo rispetto alle perdite che altrimenti si sarebbero verificate. Ma se il settore bancario appare ben più solido che nella crisi precedente, nondimeno “le autorità devono tenersi pronte a ulteriori misure se uno scenario molto grave dovesse materializzarsi”. Il rischio è di avere contraccolpi sulle banche, che se non gestiti potrebbe creare instabilità finanziaria, e che traggono origine dalla loro forte esposizione verso imprese a rischio (la Bce ipotizza una ‘bomba’ di 1.400 miliardi di euro di crediti andati a male). Reggono - dice la Bce - le imprese che hanno saputo abbracciare il digitale, il cui utilizzo ha subito una eccezionale accelerazione durante la pandemia. Ma molte imprese che contano sulle interazioni sociali, settori come i trasporti e il turismo, la ristorazione e l’ospitalità, “potrebbero rischiare di uscire dal mercato, in funzione della durata della pandemia e del successo delle politiche nazionali nel limitare e colmare le necessità di liquidità”. Inevitabilmente - conferma la presidente della Bce Christine Lagarde all’evento Reuters Newsmaker - man mano che le misure straordinarie che hanno cercato di tenere a galla un pò tutta l’economia si faranno più selettive, “vedremo un maggior numero di bancarotte rispetto allo scorso anno”. E l’invito ai Governi è a privilegiare le imprese sane, con prospettive: “è estremamente importante che i Governi siano in grado di valutare i rischi nel modo più veloce ed efficiente, in modo da distinguere fra le imprese che hanno un problema di liquidità e quelle che hanno un problema di solvibilità”. Un macigno politico, che neanche i miliardi in arrivo dal recovery fund potranno mascherare. Intanto, però, l’urgenza è consolidare la ripresa, che la Bce stima in questo secondo trimestre, in rafforzamento nella seconda metà d’anno, ma con recupero del Pil pre-pandemia solo nel 2022, con un aiuto di 0,3 punti percentuali atteso dal maxi-stimolo di bilancio dell’amministrazione statunitense. “L’incertezza resta alta e la ripresa sarà fragile”, avverte de Guindos parlando alla Commissione presieduta dall’italiana Irene Tinagli. Il Fmi fa pressing per un rilancio degli aiuti perché - dice il responsabile del Dipartimento europeo Alfred Kammer - “l’Europa si trova a un punto di svolta”, potrebbe vedere la luce in fondo al tunnel - sotto forma dell’agognata ‘ripresa a V’ - con “un duro lavoro sulla produzione e sulla distribuzione dei vaccini, il continuo sostegno e con politiche innovative per combattere le cicatrici economiche”. L’Europa “ha ancora bisogno di due stampelle, quella fiscale e quella monetaria. Meglio non toglierle finché non cammina da sola”, esorta Lagarde che già si accontenterebbe di uno stimolo di bilancio tempestivo col recovery. Per il momento, con i soldi del Next Generation Eu che ancora vanno raccolti con gli eurobond.

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