L’energia spinge ancora l’inflazione
- direzione167
- 5 giu 2022
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Istat/Novembre: prezzi +3.7%, senza i costi energetici sarebbero +1.3

di Maria Gabriella Giannice
ROMA. L’inflazione in Italia continua a correre. A novembre, nonostante una limatura al ribasso delle stime, l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat nello stesso mese ha raggiunto un +3,7% rispetto al novembre dello scorso anno. Si tratta del livello più alto dal 2008, raggiunto con un balzo significativo dal dato di ottobre che era del +3%. L’inflazione italiana si trova così sopra l’indice armonizzato Ue (attestatosi a novembre a +3,4%) e di quasi un punto sopra quello francese che ha raggiunto un +2,8% mantenendo un andamento meno ripido dal +2,6% di ottobre. Questa ulteriore accelerazione di novembre è ancora una volta dovuta in larga parte ai prezzi dei Beni energetici che balzano da +24,9% di ottobre a +30,7% e, in particolare, a quelli della componente non regolamentata (da +15,0% a +24,3%). L’’inflazione al netto dei soli beni energetici si fermerebbe a +1,3%, dal +1,1% di ottobre. Il caro bolletta è una batosta che il governo proverà ad arginare, sperando nel raffreddamento dei prezzi energetici previsto per aprile-maggio, ma intanto il costo dell’energia influenza anche altri comparti merceologici con un’accelerazione su base annua dei prezzi dei beni, che passa da +4,2% a +5,1%. Corrono in maniera più contenuta i prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’, che include Beni alimentari, per la cura della casa e della persona: questi registrano a novembre un’accelerazione tendenziale da +1,0% a +1,2%. Più sostenuta invece l’accelerazione dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +3,1% a +3,7%). Per effetto del Black Friday, l’Istat segnala un rallentamento dei prezzi dei Beni durevoli (da +0,9% di ottobre a +0,4% di novembre; con un -0,4% il congiunturale). Poca cosa se si guarda la crescita dei prezzi al consumo per divisioni di spesa di beni irrinunciabili: Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +11,4% a +14,1%) e Trasporti (da +8,7% a +10,5%). “Un massacro” commenta il Codacons che calcola l’effetto dell’inflazione al 3,7% pari a una maggiore spesa annua per le famiglie di 1.137 euro. Cifra ancora più preoccupante a fronte di redditi in continuo calo. Nello scorso anno l’Inps ha rilevato, infatti, un calo dei redditi da lavoro dipendente e indipendente pari a un -6% e questo nonostante il rinnovo di alcuni contratti. Confindustria, per voce del suo presidente Carlo Bonomi mette le mani avanti e bolla come “strumentale” l’argomento “inflazione”, usato col fine di spingere sull’aumento dei salari. “Sappiamo nella storia quanto ha fatto male al Paese l’inflazione salariale” dice evocando il meccanismo della scala mobile. Per Confindustria l’impatto dell’inflazione sui salari è già scontato “all’interno dei rinnovi dei contratti di lavoro”. Con i contratti rinnovati negli ultimi 18 mesi sono già stati “messi in sicurezza buona parte dei lavoratori” assicura. C’è infine da ricordare che l’inflazione ha un effetto anche sul debito dello Stato, a causa della rivalutazione dei titoli indicizzati, all’inflazione appunto, e della variazione dei tassi di cambio che - come rileva Bankitalia - già a ottobre hanno incrementato il debito di 1 miliardo. Con un +3,7%, a novembre questa cifra salirà.
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