L’ETA’ DELL’ INNOCENZA
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
di Simona Balduzzi

Titolo originale:paese: The Age of Innocence Anno: 1993 Durata: 139 min Genere: sentimentale, drammatico Soggetto: ispirato all’omonimo romanzo di Edith Wharton (1920)
Regia: Martin Scorsese Sceneggiatura: Jay Cocks, Martin Scorsese Produzione: Columbia Pictures, Cappa Production Fotografia: Michael Ballhaus Effetti speciali: John Ottesen, Syd Dutton, Bill Taylor Musiche: Elmer Bernstein, Charles Gounod, Johann Strauss Costumi: Gabriella Pescucci Trucco: Manlio Rocchetti , Allen Weisinger Cast: Daniel Day-Lewis, Michelle Pfeiffer, Winona Ryder, Geraldine Chaplin, Michael Gough, Richard E. Grant, Mary Beth Hurt, Robert Sean Leonard, Norman Lloyd, Miriam Margolyes, Alec McCowen, Sian Phillips, Jonathan Pryce, Alexis Smith , Stuart Wilson
Il film ,tratto dal romanzo di Edith Wharton (premio Pulitzer), ha ottenuto 5 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar e vinto 2 Nastri d’Argento , aggiudicandosi anche un premio ai Golden Globes. “L’ eta’ dell’innocenza”( 1993) ha incassato al Box Office USA 29 milioni di dollari nelle sole prime 7 settimane e 2,3 milioni di dollari nel primo weekend. Martin Scorsese torna a mettere in scena un tema a lui molto caro, ovvero quello dell’ambiguità’ imposta dai ruoli che animano l’idea di società’: lo fa qui, dando vita a quel mondo ottocentesco che tanto diverso non e’ dalla contemporaneità in cui ha ambientato molti suoi altri lavori. Gia’ in “Quei Bravi Ragazzi”( 1990), il regista e sceneggiatore statunitense parla di una felicita’ di facciata; in “The Departed - Il bene e il male ”(2006 ) e “ The Wolf of Wall Street”(2013) tocca tematiche legate al conformismo, al prestigio e al buon costume. Le ambiguita’ tra ideale e reale tornano al centro della scena sotto la direzione di Scorsese il quale, ispiratosi al romanzo della Wharton, mette in prima linea il contrasto tra l’ipocrisia aristocratica della tradizione ottocentesca e la spinta avanguardista dell’ambizione moderna. Accanto a lui ancora una volta Michael Ballhouse (con una splendida fotografia) e Dante Ferretti(scenografia) , che gia’ aveva lavorato col cineasta americano in “Casino’”(1995) , “Gans of New York”(2002) e “Silence” (2016). Splendidi i costumi di Gabriella Pescucci (premio Oscar) . La cura dei dettagli e’ particolarmente ossessiva : le inquadrature studiano ed osservano personaggi, oggetti, spazi; nessun movimento e’ lasciato al caso. Tuttavia i dialoghi sono complessi ed il ritmo tende a sfumare tra le pieghe di una cadenza perentoria che rischierebbe di far perdere mordente al film , se non fosse che Scorsese riesce a riprendere per mano lo spettatore e ad incantarlo nuovamente.
Trama
1870. Il giovane avvocato Newland Archer (Daniel Day-Lewis) e’ un gentiluomo rispettoso delle usanze aristocratiche nell’alta società’ di New York. La sua futura sposa May Welland ( Winona Ryder) e’ l’emblema della vita perfetta alla quale egli ritiene di essere destinato . Tuttavia, l’arrivo in città’ di Ellen Olenska ( Michelle Pfeiffer) ,cugina di May, sconvolgera’ i salotti della nobilta’ newyorkese : la fuga dal marito da parte di Ellen, la renderà’ capro espiatorio di un’ipocrisia che Newland non sopporta . Proprio queste affinita’ tra i due , sconvolgeranno il progetto di vita del giovane avvocato.
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