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“L’Italia dipende da noi”

COLLE/MATTARELLA NEL SUO SALUTO DISEGNA L’IDENTIKIT DEL SUCCESSORE E STRIGLIA I NO VAX


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di Fabrizio Finzi

cittadini che piano piano lo hanno sempre più apprezzato ed un congedo, “come dispone la Costituzione”, per la politica che stenta ancora ad abbandonare l’idea di un suo bis. Sergio Mattarella ha scelto di “uscire in punta di piedi”, spiegano dal Quirinale, lasciando delusi quanti si aspettavano passaggi incisivi sulla situazione politica. Il presidente della Repubblica cala il sipario con il consueto garbo. Il suo ultimo messaggio di fine anno dura solo 15 minuti ma è denso di suggestioni tutte tese a rincuorare gli italiani nuovamente travolti dalla pandemia con robuste iniezioni di fiducia per il futuro. Si ripete ancora il riconoscimento per la scienza, per la responsabilità della stragrande maggioranza degli italiani rispetto al Covid, nonché l’ennesima condanna delle posizioni no-vax che offendono il dolore di tante famiglie e l’abnegazione dei medici in prima linea. Ma il corpo centrale dell’intervento sembra interamente dedicato alle forze politiche che si apprestano all’ultimo miglio della corsa per l’elezione del suo successore. Si tratta di un lascito importante che disegna la cornice di riferimento sia per i Grandi elettori che presto si riuniranno a conclave sia per i partiti che dovrebbero cercare un accordo per un presidente il più possibile condiviso. Ed ecco le linee guida di Mattarella: “Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che - esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri a suo successore”. Due indicazioni forti per i partiti: primo, chiunque sarà eletto dovrà lasciare da parte orientamenti di parte perché il Quirinale è la casa di tutti gli italiani; secondo, nessuno può permettersi di rischiare che un’istituzione come la presidenza della Repubblica possa venire danneggiata attraverso comportamenti ed atti che ne pregiudichino l’autorevolezza. Ma non basta. Per il presidente serve infatti “lealtà e responsabilità” per chiunque svolga un ruolo pubblico che, ha sottolineato, è sempre protempore. “La Costituzione - ha spiegato Mattarella - affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale. Questo compito - che ho cercato di assolvere con impegno - è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così

puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere protempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini”. Sono stati sette anni “impegnativi” ma il bilancio che il presidente traccia nel suo ultimo discorso di fine anno è positivo rispetto alle difficoltà dei tempi: non ha infatti mancato di ringraziare i capi dei cinque governi che ha formato, cioè Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte (alla guida di due esecutivi) e naturalmente Mario Draghi che hanno evitato il peggio. Perché non c’è dubbio che la stabilità politica sia un balsamo per l’Italia: “La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio”. Fin qui la politica, ma anche i cittadini non devono rilassarsi: “Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria”. Infine i giovani, così centrali nel settennato di Mattarella, invitati a “mordere la vita”, a non rassegnarsi, ad essere propositivi attraverso le toccanti parole di una delle vittime del crollo di Ravanusa, il professor Pietro Carmina: “Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare”

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