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L’Italia inizia la battaglia sul Prosek

Il caso/Inviato all’Eu il dossier contro il vino croato a difesa del Prosecco



di Arabella Marconi e Sabina Ricci

ROMA. È ormai scontro aperto tra Prosecco e Prosek. Il ministero delle Politiche agricole ha lanciato la sua controffensiva in difesa della più famosa Dop italiana, inviando alla Ue un dossier con tutte le motivazioni, di natura storica e legislativa, messe nero su bianco a sostegno della tesi italiana contro la richiesta di riconoscimento della menzione geografica tradizionale europea al Prosek croato. Perché il rischio è quello dell’Italian sounding: troppo simile la denominazione croata a quella della nostra star mondiale delle bollicine, tanto che un consumatore mediamente informato potrebbe confonderlo con il più famoso vino italiano. Niente di più facile se si pensa che oggi quasi una bottiglia di vino italiano su sei stappate all’estero è di Prosecco e, grazie a un incremento delle vendite oltre confine del 32% nel 2021, il Prosecco è il vino italiano più consumato al mondo, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Istat dei primi sette mesi dell’anno. L’annuncio dell’invio del dossier alla Ue, è arrivato ieri dal ministro Stefano Patuanelli, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche il sottosegretario Gian Marco Centinaio e i presidenti dei consorzi interessati: Conegliano Valdobbiadene, Prosecco Doc, Colli Asolani e l’Associazione Patrimonio delle Colline Unesco. “Le motivazioni per cui ci opponiamo alla denominazione tradizionale Prošek sono ben solide e rappresentate nel documento che abbiamo inviato alla Commissione, tra le principali c’è la questione della omonimia tra la denominazione Prošek e la Dop”, ha sottolineato Patuanelli. “È a rischio il sistema Paese, il sistema di protezione delle denominazioni geografiche e l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana. Si rischia di istituzionalizzare l’italian sounding”. D’altra parte il successo delle produzioni Made in Italy ha scatenato una fiorente produzione di imitazioni che rischiano di confondere i consumatori, di cui il Prosek è solo l’ultimo esempio: negli scaffali dei supermercati di tutto il mondo sono stati smascherati il Meersecco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi. In com- mercio sono poi arrivati, secondo Coldiretti, “anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur”. Nel dossier di 14 pagine inviato all’Ue è precisata la posizione italiana e le motivazioni tecniche, storiche e territoriali, compresa l’iscrizione delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del patrimonio mondiale Unesco e l’incompatibilità del riconoscimento della menzione tradizionale Prošek. “Le colline del Prosecco sono un patrimonio dell’umanità, oltre che agricolo anche culturale, quindi non possiamo pensare che da parte dell’Europa ci sia poca considerazione”, ha osservato Centinaio, aggiungendo che: “Se l’Europa apre una falla così grossa sul Prosek, saranno a rischio 837 denominazioni e 300 consorzi di tutela italiani”. Tra le motivazione di opposizione pesa anche la tempistica su tutto l’iter ed è poi ricordato che già dal momento dei negoziati per l’adesione della Croazia all’Unione europea, “era stata avanzata dalla Croazia la medesima richiesta di protezione della Menzione ‘Prošek’, che su opposizione dell’Italia non fu accolta”. La Croazia ha ora 60 giorni di tempo per le controdeduzioni alla quale l’Italia rappresentata dal MiPAAF avrà diritto di controreplicare insieme a tutti coloro che hanno presentato già l’opposizione, tra cui i tre consorzi, e le regioni interessate

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