L’Italia lavora per la pace
- direzione167
- 5 giu 2022
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CRISI LIBICA/LA TREGUA REGGE. IL PREMIER CONTE TESSE LA RETE DI MEDIAZIONE

di Luca Mirone
ROMA. La tregua in Libia, seppur fragile, sembra reggere, a parte qualche sporadica violazione denunciata da entrambe le parti. Così il cessate il fuoco accettato da Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj, su richiesta di Turchia e Russia, ha aperto uno spiraglio per la diplomazia.
Lo dimostra il fatto che il premier libico è subito volato a Istanbul da Recep Tayyp Erdogan, il suo principale sponsor, per rilanciare una conferenza nazionale di pace: un’evoluzione a cui gli altri paesi, inclusa l’Italia, guardano con fiducia, con il ministro Luigi Di Maio impegnato per costituire un tavolo a tre con Mosca ed Ankara. Alla mezzanotte di domenica è arrivata la prima svolta nel conflitto. Dopo nove mesi di offensiva su Tripoli Haftar ha accettato di fermarsi, almeno temporaneamente. Alcune ore dopo il suo rivale asserragliato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso: l’appello lanciato da Erdogan e Putin nel loro incontro dell’8 gennaio ha avuto l’effetto sperato, confermando che la crisi libica non si può risolvere senza un’intesa Mosca-Ankara. Testimoni sul terreno hanno riferito che il fuoco di artiglieria è cessato nella notte alla periferia sud della capitale, finora il principale teatro dei combatti- menti. A metà giornata le forze armate a protezione di Tripoli hanno confermato una situazione di “calma in prima linea”, pur denunciando violazioni della tregua da parte dei miliziani di Haftar “a Salaheddin e Wadi Rabie pochi minuti dopo la sua entrata in vigore” e l’uccisione di un proprio militare. Anche dal fronte opposto sono state segnalate violazioni “su più fronti” da parte dei rivali, ma è stato comunque assicurato che l’ordine di non sparare viene rispettato. Sarraj, incontrando Giuseppe Conte sabato a Roma, aveva condizionato la sospensione delle ostilità al ritiro di Haftar. Ma anche una semplice tregua rappresenta una boccata d’ossigeno per un premier riconosciuto dall’Onu ma sempre più indebolito dagli assalti del generale di Bengasi. Per consolidare la sua posizione Sarraj è andato a Istanbul per un lungo incontro con il leader turco Erdogan, l’unico finora ad avergli fornito appoggio militare di uomini e mezzi. Il capo del governo libico ha proposto una trattativa sotto l’egida delle Nazioni Unite per arrivare ad un cessate il fuoco duraturo e la convocazione di una conferenza di pacificazione nazionale. In vista della conferenza di Berlino, aperta agli attori regionali, che Angela Merkel ha assicurato verrà annunciata a breve. La tregua è stata accolta con sollievo dalle cancellerie occidentali. Stati Uniti, Germania, Italia, Francia, Regno Unito e Ue hanno prodotto una nota congiunta esortando le parti a “cogliere questa fragile opportunità per affrontare le questioni politiche, economiche e di sicurezza alla base del conflitto”. Proprio l’Italia è tra i paesi che più si sta spendendo per una soluzione politica della crisi libica. Il premier Conte è stato tra i primi leader a commentare la svolta sul terreno, definendola “un primo passo”. E dopo aver incontrato entrambi i contendenti a Roma, nel giro di pochi giorni, continuerà a tessere la sua tela di mediazione. Ieri ha sentito al telefono Merkel, Sarraj e Putin, oggi volerà ad Ankara da Erdogan e domani sarà al Cairo da Sisi. A Conte fa da sponda il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che oggi proseguirà il suo tour nella regione sbarcando a Tunisi, dopo le missioni in Turchia e Algeria. Il titolare della Farnesina ha ribadito la necessità di un’azione comune dell’Unione Europea come unico modo per “fermare ogni ingerenza esterna e soprattutto l’ingresso di armi in Libia”. L’altra linea di comunicazione che l’Italia considera privilegiata è quella lungo la direttrice Mosca- Ankara. Di Maio ne ha discusso con il collega turco Melvut Cavusoglu e i due hanno rilanciato la volontà di costituire un tavolo a tre Italia-Russia- Turchia.
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