L’Italia ricorda le vittime di mafia
- direzione167
- 5 giu 2022
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ROMA/DON CIOTTI, FONDATORE DI LIBERA, INCALZA LE COSCIENZE PER UN PENSIERO NUOVO

di Melania Di Giacomo
ROMA. "Oggi è necessario un pensiero nuovo, radicale e rigeneratore nella lotta alle mafie. Ecco, se non rigeneriamo rischiamo di degenerare". Con la consueta schiettezza don Luigi Ciotti incalza le coscienze e la politica: "Ci vuole continuità, condivisione corresponsabilità. Siamo disposti a collaborare con le Istituzioni se fanno la loro parte, ma se non la fanno - dice il fondatore e anima di Libera - allora dobbiamo essere una spina nel fianco per chiedere ciò che è giusto". Come ogni anno, da ventisei edizioni, nella Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, Libera muove la sua carovana civile, per un 21 marzo che è giorno della riflessione e delle testimonianze, ma anche della denuncia della presenza delle organizzazioni criminali sui territori. "A ricordare e riveder le stelle", lo slogan scelto, nel quale risuona l'ultimo verso dell'Inferno a 700 anni dalla morte di Dante. L'inferno è la pandemia, un anno di isolamento e di distanziamento, di sofferenze e di disagio economico e sociale. L'evento principale si è tenuto a Roma, all'Auditorium Parco della Musica. A fare da sfondo al palco, un pannello con i nomi di tutte le vittime. Un elenco lungo di uomini e donne, tra cui anche 113 bambini e bambine: c'è chi ha combattuto le mafie a viso aperto e non ha ceduto alle minacce e di chi si è ritrovato sulla traiettoria di una pallottola o vittima impotente di una bomba. E ogni anno si allunga, è stato aggiunto anche il nome di Willy Monteiro Duarte. Libera scandisce tutti i loro nomi per far rivivere le loro storie. "Abbiamo il dovere di trasmettere la memoria alle nuove generazioni, a questa meraviglia che sono i nostri ragazzi", dice don Ciotti. E a loro pensa quando rivolge un appello per lo ius soli: respingerlo è "una grave emoraggia di umanità". Dopo lo stop dello scorso anno, quando in pieno lockdown il 21 marzo è stato virtuale, sono centinaia - tra ieri e oggi - le iniziative in tutta Italia. I nomi delle vittime sono stati proiettati sul campanile di Piazza San Marco a Venezia e della Mole Antonelliana a Torino. A Milano, dalla facciata a Palazzo Marino, sede del Comune, sono state srotolate otto lenzuola con i nomi di altrettante vittime in città. A Napoli il focus è stato sul lavoro, con un incontro nella fabbrica Whirlpool. Molte iniziative - a Palermo al Teatro Massimo, a Locri al Teatro Greco di Portigliolo, a Torino in Piazza del Conservatorio Giuseppe Verdi - si sono tenute nei luoghi della cultura, rimasti a lungo chiusi. Serve l'impegno della Chiesa, dice il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei in una lettera a Libera, ora più che mai: "Con la pandemia, le mafie, e la sottocultura mafiosa, si stanno rafforzando, e così aumentano le loro vittime. Non possiamo rischiare di farci avvelenare dai loro frutti cattivi". Stesso messaggio dal presidente della Camera, Roberto Fico: "In tempi pandemia lo Stato deve arrivare prima". La lotta alla mafia, dice il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, "è una battaglia che deve coinvolgere tutti", istituzioni, società civile e "soprattutto i più giovani, per promuovere una sempre più diffusa cultura della legalità".
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