L’occupazione della pre-pandemia
- direzione167
- 5 giu 2022
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Istat/Tasso come nel febbraio 2020 (95%), disoccupazione al 9%

di Barbara Marchegiani
ROMA. Oltre mezzo milione di occupati in più in un anno, trainati dai dipendenti a termine, tasso di occupazione al 59% tornato ai livelli pre-pandemia e tasso di disoccupazione in calo al 9% a dicembre. Il 2021 si chiude con l’occupazione in crescita ma con un ritmo più lento a fine anno. Dicembre segna infatti, negli ultimi dati Istat, il recupero di 540mila occupati (+2,4%) rispetto a dicembre 2020, con i lavoratori a tempo determinato che crescono più di tutti: +434mila (+16,4%). Nel confronto mensile, invece, il numero degli occupati resta sostanzialmente stabile. Questa stabilità e il lieve calo dell’occupazione registrato nel mese di novembre, di conseguenza, come sottolinea lo stesso Istituto, “rallentano la crescita dell’occupazione osservata a partire dal mese di febbraio 2021, con l’unica eccezione del mese di agosto” quando pure si registrò un segno negativo. In ogni caso, rispetto al periodo pre-pandemia, ovvero a febbraio 2020, il tasso di occupazione è tornato allo stesso livello (59%), quello di disoccupazione è sceso al 9% nel complesso e al 26,8% per i giovani tra i 15-24 anni. A livello europeo è ancora più marcata la diminuzione dei senza lavoro: la disoccupazione a dicembre è scesa al 7% nella zona euro e al 6,4% nell’Ue-27. L’Eurozona, commenta il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, “ha chiuso il 2021 - l’anno dopo la peggiore recessione dalla seconda guerra mondiale - con il suo tasso di disoccupazione più basso di sempre. Una testimonianza del successo della nostra risposta collettiva a questa crisi”. Tornando all’Italia, ad aumentare a dicembre sono anche le donne con un lavoro: il rialzo è di 54mila occupate (+0,6%) rispetto a novembre e di 377mila (+4,1%) rispetto a dicembre 2020. E il tasso di occupazione sale al 50,5% (contro il 67,6% per gli uomini). Un dato che però va stabilizzato, incalzano i sindacati, che chiedono di mettere in campo politiche per dare più stabilità e qualità al lavoro combattendo la precarietà e di sostenere l’occupazione giovanile e femminile. “Il tema dei giovani e del lavoro è drammatico e la curva demografica lo rende ancora più complicato da risolvere perché avremo una generazione che sarà sempre più marginale nella torta complessiva e quella sulla quale si scaricano più facilmente i pesi e le contraddizioni”, afferma il ministro del Lavoro Andrea Orlando che spiega come sia necessario anche puntare sulla formazione. “Con il decreto che rifinanzia il Fondo nuove competenze nel 2022 per oltre 600 milioni di euro - evidenzia - ribadiamo come la formazione sia fondamentale nel mondo del lavoro, per affrontare le trasformazioni dell’economia e garantire un lavoro di qualità”. Saranno oltre 300 mila i lavoratori interessati (dopo che 375mila sono state le persone già coinvolte nel 2021) per 7.500 aziende. Orlando ha sottolineato anche come esista un problema serio di salari con i giovani che entrano nel mercato del lavoro con retribuzioni mediamente più basse di quelle dei paesi concorrenti. A preoccupare però è anche il calo degli autonomi: “L’emorragia” di questi lavoratori “purtroppo non si arresta”, sottolinea Confesercenti, segnalando che dopo il crollo di 286mila unità nel 2020, lo scorso anno si sono persi altri 50mila posti. Confcommercio invece avverte sul rischio che “una prolungata e intensa inflazione nei prossimi mesi possa modificare negativamente la dinamica del mercato del lavoro, peggiorando le prospettive di crescita per il 2022”. Il mercato del lavoro resta intanto contrassegnato, forse anche sulla scia della pandemia, dal fenomeno crescente delle dimissioni volontarie dei dipendenti: nei primi nove mesi del 2021 sono aumentate del 31,6% rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 1 milione ad oltre 1 milione e 300mila, come emerge dal report realizzato dall’Area studi Legacoop e Prometeia
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