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L'Ue con Draghi, linea dura per le aziende inadempienti

Intesa sui passaporti vaccinali, 'vanno fatti entro tre mesi'



Al summit europeo i 26 sposano la linea di Mario Draghi: bisogna accelerare sui vaccini penalizzando le Big Pharma inadempienti sulle forniture. E, con l'apertura di Angela Merkel, trovano un primo accordo per il via libera ai passaporti vaccinali, quei certificati che potranno consentire a chi ha ricevuto le dosi di muoversi e viaggiare. Vanno fatti entro tre mesi, è stato l'impegno politico. Con 51,5 milioni di dosi di vaccini distribuiti complessivamente nell'Unione a fine febbraio, e solo l'8% di europei che hanno ricevuto almeno la prima immunizzazione, i capi di Stato e di governo hanno chiesto che la Commissione adotti un approccio più rigido nell'applicazione del controllo dell'export per quelle aziende farmaceutiche che non rispettano i patti. "Non sarà un blocco dell'export", ha detto Macron, "perché questo comporterebbe una frammentazione della produzione mondiale". Ma la strada è quella di penalizzare chi non rispetta le consegne.

L'obiettivo, come ribadito dalla presidente dell'Esecutivo comunitario Ursula Von der Leyen, resta quello di immunizzare il 70% della popolazione adulta, ovvero 255 milioni di persone entro fine estate, ma i grafici presentati sulle dosi previste in consegna nel secondo e nel terzo trimestre, come rilevato da Draghi, non rassicurano, perché non offrono certezza. Von der Leyen ha illustrato un grafico a colori ma privo di numeri, secondo il quale nel secondo trimestre si potrebbe raggiungere la consegna di qualcosa vicino a 600 milioni di dosi, tra quelle confermate, da confermare e di vaccini ancora da autorizzare. Insomma, il quadro è ancora piuttosto vago.

Invece serve certezza sulla data delle consegne, come messo nero su bianco nella dichiarazione congiunta dai 27, sollecitando ad "un'accelerazione sull'autorizzazione, la produzione, e la distribuzione" dei sieri, con l'endorsement al lavoro compiuto dalla task force guidata dal commissario Thierry Breton, che punta ad ampliare il numero di impianti coinvolti nella filiera, attualmente 41.

Bisogna correre di più con le immunizzazioni per rallentare il dilagare delle varianti, ha insistito Draghi, e richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono ben stretti i loro vaccini, ha chiesto perché l'Europa non faccia altrettanto. Su questa scia, pur dando il suo sostegno al Covax, lo strumento per l'accesso globale ai vaccini anti-Covid, il premier italiano ha messo in rilevo il problema di credibilità nei confronti dei cittadini europei, che non capiscono donazioni in questo momento in cui l'Unione è ancora troppo indietro con le sue immunizzazioni.

Sul tema del passaporto Covid, come sottolineato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nonostante restino vari interrogativi, la strada è aperta. L'obiettivo è scongiurare "misure unilaterali", come quelle ventilate dal cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, e dal greco Kyriakos Mitsotakis.

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