L’Ue ritorna a Kabul
- direzione167
- 5 giu 2022
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“PRESIDIO PER LA CRISI UMANITARIA”. UNA DELEGAZIONE TALEBANA VOLA A OSLO PER L’EMERGENZA
di Lorenzo Trombetta

ROMA. Una delegazione in partenza per Oslo e il ritorno dell’Ue a Kabul, seppur con una “presenza minima”. Cinque mesi dopo la presa del potere in Afghanistan, i talebani rinsaldano il dialogo con la comunità internazionale. Nessuna “legittimazione”, meno che mai “un riconoscimento” diplomatico, si affrettano a sottolineare gli occidentali. Ma la chiave di volta della rafforzata presenza dei mullah sulla scena globale è nelle parole della ministra degli Esteri norvegese, Anniken Huitfeldt: “Per poter aiutare la popolazione civile in Afghanistan, è essenziale che sia la comunità internazionale che gli afghani si impegnino in un dialogo con i talebani”. Il ripristino di un avamposto logistico dell’Ue a Kabul, dopo la chiusura delle ambasciate occidentali, era in discussione da settimane. Una scelta spinta dalle drammatiche notizie sulla situazione umanitaria, ulteriormente peggiorata dalle rigide condizioni dell’inverno afghano, con una carestia che secondo le Nazioni Unite minaccia 23 milioni di persone, oltre metà della popolazione. Per affrontare adeguatamente la crisi, ha avvertito l’Onu, occorrono 4,4 miliardi di dollari dai Paesi donatori, dopo lo stop ai finanziamenti diretti dei Paesi occidentali. In concreto, sul terreno ci sarà un piccolo gruppo di funzionari per coordinare la consegna degli aiuti. Negli ultimi mesi, l’Ue ha lanciato progetti di assistenza per 268,3 milioni di euro che vanno dall’educazione alla salute, ai contributi al sostentamento quotidiano della popolazione civile. “La nostra presenza a Kabul non deve in alcun modo essere vista come un riconoscimento” del governo talebano, ha sottolineato Bruxelles, spiegando che “questo è stato chiaramente comunicato anche alle autorità de facto” in Afghanistan. Una precisazione resa ancor più necessaria dall’annuncio del portavoce del ministero degli Esteri dell’Emirato islamico, Abdul Qahar Balkhi, secondo cui “dopo una serie di colloqui e incontri” l’Ue avrebbe “ufficialmente aperto la sua ambasciata a Kabul”. Domani, intanto, una delegazione talebana, guidata dal loro ministro degli Esteri Mawlawi Amir Khan Muttaqi, sarà accolta a Oslo per una tre giorni di incontri con le autorità norvegesi e di altri Paesi alleati e rappresentanti della società civile afghana. “Siamo estremamente preoccupati per la grave situazione umanitaria in Afghanistan”, ha affermato la ministra Huitfeldt, sottolineando che la Norvegia sarà “chiara” su alcuni temi, in particolare l’istruzione ancora negata alle ragazze e i diritti umani, e che i colloqui “non costituiscono una legittimazione o un riconoscimento dei talebani”. Tuttavia, ha spiegato, “dobbiamo parlare con le autorità che di fatto gestiscono il Paese. Non possiamo lasciare che la situazione politica porti a un disastro umanitario ancora più grande”. Sulle violazioni dei diritti umani dall’Afghanistan continuano però ad arrivare denunce inquietanti, come quelle di minacce di morte a operatrici locali di una ong che si rifiutano di indossare il burqa, mentre Amnesty International invoca chiarezza sulla sorte di Alia Azizi, una ufficiale penitenziaria della minoranza sciita degli hazara scomparsa a ottobre a Herat.
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