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La banca europea rilancia il Qe

BCE/PER L’ISTITUTO LE NUOVE MISURE SARANNO PRONTE A GIUGNO, FOCUS SU SPREAD E STIME DI CRESCITA CHE PEGGIORANO




di Amalia Angotti

ROMA. Avanti tutta con le misure di politica monetaria, rilanciando il programma 'Pepp' il 4 giugno lasciando che delle questioni sollevate dai giudici costituzionali tedeschi si occupino la Bundesbank, Berlino e la Commissione Ue. E avanti tutta con lo stimolo di bilancio, aumen- tando il pressing su un recovery fund robusto e sulle misure nazionali contro l'emergenza pandemica per la quale un calo del 5% del Pil dell'Eurozona quest'anno sembra sempre più una stima ottimistica. La Banca centrale europea si prepara a rimettere mano all'arsenale. E a rivelare quali siano le preoccupazioni del Consiglio direttivo sono le minute della riunione del 29 e 30 aprile. A un mese di distanza dal programma di acquisti di debito per l'emergenza pandemica da 750 miliardi, il Pepp appunto, il tono prevalente fra i governatori era 'non ab- bassare la guardià. "In alcune giurisdizioni - si legge nel resoconto di quel meeting - gli spread erano tornati temporaneamente, o avevano persino superato, i livelli precedenti all'annuncio" del Pepp. Fra moniti delle agenzie di rating, come FItch sull'Italia, e emissioni di debito crescenti per far fronte allo shock economico. Ecco allora che a giugno il consiglio direttivo "dovrà essere pronto a rimettere mano al Pepp e potenzialmente ad altri strumenti": parole più esplicite che mai che dicono agli investitori 'preparatevi a un nuovo annunciò. Le attese degli economisti variano: si pensa a un aumento fra i 250 miliardi e il raddoppio rispetto alla potenza di fuoco attuale, visto che al ritmo attuale degli acquisti (180 miliardi in meno di due mesi) il Pepp - programmato per durare almeno fino a dicembre - rischia di essere esauri- to già a settembre-ottobre. Di certo, la Bce continuerà a deviare dalla 'capital keo’ ciascun Paese nel capitale dell'Eurotower. Continuando a comprare più debito italiano e di altri Paesi in difficoltà: cioè, di fatto, a tenere a bada gli spread, come ha reso quasi del tutto esplicito la pre- sidente Christine Lagarde. E lo farà in barba alla decisione dei giudici di Karlsruhe. Perché quella decisione si riferisce al Pspp, il vecchio programma di quantitative easing più ancorato alla capital key. E perché la Bce ritiene che una corte nazionale non possa sindacare il suo operato, per il quale la corte di competenza è quella europea. Tutto questo perché a Francoforte vedono nero sull'impatto dello shock da pandemia. La stima della recessione, indicata in una forchetta fra il -5 e il -12%, sembra allontanarsi dalla parte bassa e le nuove previsioni di giugno ne terranno conto. Bank of America stima un -8,3%. "Anche una profonda recessione del 5% appare ora un esito favorevole", è la sintesi delle minute sul ragionamento dei governatori. E c'è "un rischio significativo di deflazione, o inflazione molto bassa, nel prossimi anni". Il fattore d'incertezza sono i lockdown nazionali, il commercio internazionale, la capacità, dei governi e dell'Unione, di mettere in campo una risposta di bilancio adeguata: gli auspici di Lagarde sono per un recovery fund robusto, in vista della proposta della Commissio- ne Ue la prossima settimana che partirà sulla base del piano franco-tedesco da 500 miliardi che rappresenta la parte in trasferimenti 'a fondo perdutò ai Paesi (da cui vanno detratti però i contributi al bilancio Ue): va aggiunta la parte dei prestiti. Alla Bce c'è soddisfazione per l'ac- cordo annunciato da Emmanuel Macron e da Angela Merkel: quella della cancelliera è una svolta, visto che cadono il tabù dell'emissione di debito comune e quello dei trasferimenti di risorse fra Paesi. Ma Francoforte, consapevole che il recovery fund dovrà passare al vaglio del Consiglio europeo dove l'aspettano le resistenze dei Paesi 'frugalì, tiene comunque alta la pres- sione: "le banche centrali da sole possono fare solo fino a un certo punto", avverte il capo economista della Bce Philip Lane. "Devono giocare un ruolo centrale le politiche di bilancio".

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