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La Bce frena gli aiuti Covid

Lagarde: le condizioni di finanziamenti possono essere mantenute con un ritmo più basso degli acquisti



di Domenico Conti

ROMA. La Bce scala una marcia sugli acquisti di bond tramite il programma pandemico 'Pepp'. Ma sul futuro del quantitative easing, che proseguirà attraverso il programma 'App', deciderà a dicembre e la presidente della Bce Christine Lagarde mette in chiaro che "quello che stiamo facendo non è un tapering (una riduzione pianificata acquisti complessivi di debito, ndr), stiamo ricalibrando il Pepp che è un programma d'emergenza". "Le condizioni di finanziamenti favorevoli possono essere mantenute con un ritmo moderatamente più basso degli acquisti netti di asset tramite il programma per l'emergenza pandemica Pepp", ha fatto sapere la banca centrale dopo il Consiglio direttivo di oggi. Borse e spread hanno a malapena reagito. Per gli economisti, significa che gli acquisti del programma lanciato a marzo 2020, dopo due trimestri con l'acceleratore, al ritmo di circa 80 miliardi al mese, scenderanno a 60- 70 miliardi. La ripresa economica - ha spiegato la presidente Christine Lagarde - è "sempre più avanzata e le nostre aspettative sono per il superamento dei livelli di attività prepandemia per la fine di quest'anno". Il Pil nel secondo trimestre ha superato le attese (+2,2% per l'Eurozona) e la Bce ha alzato a +5% (da +4,6% precedente) la stima di crescita 2021. Ma con una ripresa tutta legata alle vaccinazioni e alle riaperture resta l'incertezza per la "diffusione globale della variante Delta, che potrebbe rallentare" il ritmo della ripresa: non è escluso, con un peggioramento drastico dei contagi, che il Pepp possa tornare ad aumentare. Lo scenario principale, per Francoforte, resta quello di una riduzione progressiva via via che lo shock finanziario della pandemia sarà rientrato: la chiusura del programma è fissata a marzo. Ma mantenendo in piedi gli acquisti di bond tramite l'App, lanciato da Draghi a fine mandato nell'autunno 2019, e che attualmente viaggia a 20 miliardi al mese. "Non abbiamo discusso cosa succederà dopo (il Pepp, ndr), su questo ci prepareremo nei mesi a venire e penso che ci saranno temi più interessanti che discuteremo a dicembre e su cui sarete informati prontamente". Di certo il programma App "è chiaramente destinato a continuare e sarà discusso nel nostro meeting di dicembre". Tutto dipenderà dalle prospettive d'inflazione, da valutare con l'occhio della 'strategy review' che Francoforte ha completato a luglio e che impone un'inflazione "sostenibilmente" ancorata al nuovo obiettivo del 2% simmetrico. Uno dei principali indicatori usati dalla Bce, lo swap a cinque anni sul tasso d'inflazione, è balzato di mezzo punto negli ultimi mesi arrivando a 1,7%. La fiammata del tasso d'inflazione, al 3% ad agosto e atteso in ulteriore rialzo in autunno, ha portato a un rialzo delle stime per il 2021, 2022 e 2023 rispettivamente a 2,2%, 1,7% e 1,5%. Rialzo significativo, ma le prospettive per una stabilizzazione al 2%, dunque, al momento non ci sono e il programma che qualcuno ha già ribattezzato 'App 2.0' dovrà probabilmente farsi carico dello stimolo monetario: il nodo sono i volumi - si pensa a un ritmo più alto degli attuali 20 miliardi al mese - e la flessibilità di acquistare bond laddove salgono i tassi, una caratteristica che ad oggi è del Pepp ma non dell'App, vincolato dall' issuer limit', limiti di bond acquistabili per ciascun emittente. Sarà incentrata su questo la "discussione esaustiva" anticipata da Lagarde in vista del Consiglio direttivo del dicembre. Discussione da affrontare con i 'falchi’, che già hanno lanciato la loro offensiva con il governatore austriaco Robert Holzmann e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e sono consapevoli che in ballo c'è, di fatto, in che misura finanziare nei mesi a venire i deficit a valle dello stimolo di bilancio dei Paesi dell'euro. "Non si può pensare al volume dell'App indipendentemente dal volume dell'offerta netta di bond", aveva detto candidamente due settimane fa il capo economista Bce Philip Lane. Lagarde, consapevole che si tratta di materia politicamente incandescente, oggi è stata più cauta: "siamo attenti all'intero universo dei bond".

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