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La giustizia dei repubblicani

IMPEACHMENT/TRUMP ASSOLTO AL SENATO, MA ROMNEY VA CONTROCORRENTE



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WASHINGTON. Assoluzione scontata. Il caso di impeachment si è definitivamente chiuso per Donald Trump. Il Senato ha respinto ieri sia l’accusa di abuso di potere sia quella di ostruzione al Congresso: il presidente degli Stati Uniti resta saldamente in sella. “Una vittoria del Paese”: così twitta Trump dopo l'assoluzione da parte del Senato da quella che il presidente americano torna a definire “la truffa dell'impeachment”. Trump annuncia anche che farà una dichiarazione oggi dalla Casa Bianca a mezzogiorno ora di New York. Il risultato del voto di ieri sul primo capo d’accusa, abuso di potere, è stato 52-48, con l’autorevole senatore repubblicano dello Utah Mitt Romney che si è unito ai dem nel giudicare il presidente colpevole. L’esito del voto sul secondo capo d’accusa, ostruzione della giustizia, ha rispettato gli schieramenti presenti al Senato e Trump è stato quindi assolto con 53 voti a favore e contro i 47 dei dem. Sull'assoluzione di Donald Trump nel processo di impeachment resterà per sempre una macchia nei libri di storia: il j'accuse e il voto contrario sull'accusa di abuso di potere di Romney, che ha coraggiosamente sfidato tutto il suo partito richiamandosi ai Padri fondatori, alla sua coscienza e al giuramento di essere un “giudice imparziale”. Tra Romney e Trump i due non corre buon sangue, tanto che nei mesi scorsi il presidente lo aveva definito un “idiota presuntuoso e perdente”, un “agente segreto dei democratici” che “ha cercato di infiltrarsi nella mia amministrazione come segretario di Stato”. Ieri Romney si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. La sua è stata una vera requisitoria che ha smontato i tre capisaldi della difesa sulle pressioni di Trump verso Kiev perché indagasse il suo rivale politico Joe Biden e il figlio Hunter. Il presidente, ha denunciato, “ha commesso davvero atti che, anche se non rientrano nel crimini previsti dalla legge, richiedono la rimozione dall'ufficio”. I comportamenti dell'ex presidente Biden e del figlio nella vicenda Burisma, ha proseguito, sono “sbagliati” e “sgradevoli” sotto il profilo del conflitto di interesse ma non sono reati: “Se non si fosse trattato dei Biden il presidente non avrebbe fatto ciò che ha fatto”. Romney ha contestato anche la tesi che il Senato deve lasciare la decisione agli elettori: “La Costituzione affida al Senato il compito di processare il presidente”. “Trump è colpevole di uno sconcertante abuso della pubblica fiducia”, è stato il suo verdetto. Quello che ha fatto non è 'perfetto', è stato un evidente assalto ai nostri diritti elettorali, alla nostra sicurezza nazionale, ai nostri valori fondamentali: corrompere un'elezione per restare in carica è forse la violazione più abusiva e devastante del giuramento da presidente che posso immaginare”. “Il mio voto - ha spiegato - probabilmente sarà in minoranza al Senato ma potrò dire ai miei figli e ai miei nipoti di aver fatto il mio dovere al meglio delle mie capacità credendo che il mio Paese si aspettasse questo da me”, ha aggiunto. “Sarò solo un nome tra tanti - ha concluso - per le future generazioni di americani che guarderanno i documenti di questo processo. Noteranno semplicemente che ero tra i senatori che ritenevano sbagliata, gravemente sbagliata, l'azione del presidente. Siamo note a pie' di pagina, al massimo, negli annuali di storia. Ma nella nazione più potente della terra, una nazione concepita nella libertà e nella giustizia, questa è una distinzione sufficiente per qualsiasi cittadino”. A parte il “dissidente” Romney si tratta di una grande vittoria per il presidente, che deve essere grato alla maggioranza dei senatori repubblicani che non lo ha abbandonato. Trump può dunque tirare davvero un sospiro di sollievo e lanciarsi nella campagna elettorale senza più distrazioni e con una sensazione: quella di essere uscito dalla vicenda dell’impeachment più forte di prima e di poter puntare alla rielezione, il prossimo 3 novembre, con più fiducia.

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