top of page

La «nuova» Alitalia stenta a decollare

I problemi più urgenti il pagamento degli stipendi di febbraio e gli aiuti del Governo



di Enrica Piovan

ROMA. Il bando per la cessione degli asset che ancora manca, i soldi in cassa quasi agli sgoccioli, l'Ue che ha già detto di non voler concedere altri aiuti di Stato. Il dossier Alitalia, con il tempo che stringe e la nuova compagnia da far decollare, arriva sul tavolo del nuovo Governo come uno dei più urgenti da affrontare. Si guarda in particolare alle scelte che farà il nuovo titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti, che vigila sull'amministrazione straordinaria. Il problema più urgente è il pagamento degli stipendi di febbraio che, se non arrivano i ristori per il Covid, sono a rischio. Il commissario Giuseppe Leogrande lo ha già detto chiaramente ai sindacati nelle scorse settimane, ma l'Ue, che deve autorizzare l'ultima tranche dei 350 milioni stanziati dal decreto Ristori, ha chiarito nei giorni scorsi che non è scontato l'ok all'intera tranche dei restanti 77 milioni. L'orientamento sarebbe di concederne solo 50. Bruxelles ha anche già messo le mani avanti sull'ipotesi di un nuovo prestito statale (dopo gli 1,3 miliardi degli ultimi 3 anni e mezzo) per accompagnare il passaggio alla newco Ita: è molto difficile, hanno chiarito fonti comunitarie, che l'antitrust Ue accolga una nuova richiesta di aiuti di Stato e, se anche lo facesse, sarebbe per meno dei 200 milioni di cui si parla. Resta poi il nodo del passaggio delle attività della vecchia compagnia: Bruxelles non vuole che avvenga con una trattativa diretta tra il commissario e Ita. Il trasferimento deve avvenire con una logica di mercato, per dimostrare una reale discontinuità economica e non incappare in una bocciatura della procedura per la creazione di Ita, da cui Bruxelles si aspetta anche una flotta molto ridimensionata (il piano industriale prevede flotta e personale dimezzati). Su questo, secondo indiscrezioni di stampa, il Mise avrebbe negli ultimi giorni scritto a Leogrande sollecitandolo a predi- sporre un bando per la cessione degli asset. Le necessaria discontinuità consentirà anche di evitare ad Ita di dover restituire gli eventuali aiuti di Stato dichiarati illegali da Bruxelles: nodo questo su cui l'Ue ha detto di essere vicina ad una decisione. Altro dossier caldo sul tavolo del nuovo esecutivo Draghi è anche quello del riassetto azionario di Aspi. Il Governo uscente ha raggiunto un accordo con Atlantia nel luglio scorso tracciando la strada dell'ingresso di Cdp. Dopo mesi di trattative, però, la quadra non è ancora stata trovata. L'ultima proroga concessa da Atlantia al consorzio formato da Cassa e dai fondi esteri Blackstone e Macquarie fissa al 24 febbraio il nuovo termine per l'offerta definitiva per l'88,06% della concessionaria. L'attesa è tutta per il prezzo: finora Cdp e soci hanno valutato Aspi in un range tra 8,5 e 9,5 miliardi, con una revisione nella parte bassa della forchetta nell'ultima proposta. Un valore ritenuto non equo dal fondo Tci, primo azionista di Atlantia, che va da mesi in pressing sull'Ue contro le mosse del governo italiano. Un'eventuale offerta di Cdp, potrà anche interrompere l'iter per la scissione di Aspi, se avrà l'ok degli azionisti. In ogni caso, per revocare la scissione, ci si potrà fare avanti fino al 31 luglio.

Comments


bottom of page