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La Procura apre un fascicolo

CC ARRESTATI/L’INCHIESTA NON SI FERMA, A PIACENZA ARRIVA UN NUOVO COMANDANTE


di Giampiero Bisaglia



PIACENZA. A 24 ore dalla clamorosa inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato al sequestro di una caserma dei carabinieri e all’arresto di sei militari per reati gravissimi, e che ha sconvolto l’intera città emiliana, l’indagine della Procura della Repubblica di Piacenza prosegue. Il procuratore Grazia Pradella preferisce non parlare, vista la delicatezza del momento, ma negli ambienti investigativi è palpabile la certezza che di lavoro da fare, a livello di indagine, ce n’è ancora un’enormità. A cominciare dalle tante persone informate sui fatti, soprattutto colleghi degli arrestati, che verranno sentiti nelle prossime settimane. Sul fronte giudiziario, mentre escono altri dettagli contenuti nell’ordinanza di oltre 300 pagine del gip Luca Milani che ha portato agli arresti, c’è attesa per gli interrogatori di garanzia che si terranno tra oggi e domani in carcere, dove i carabinieri sono attualmente detenuti in isolamento, tranne il maresciallo comandante della stazione che è agli arresti domiciliari. Vista la mole di accuse a loro carico, è prevedibile che le tempistiche degli incontri con il gip siano lunghe. Altrettanto ipotizzabile è che per il momento alcuni possano avvalersi della facoltà di non rispondere. Parallelamente all’inchiesta cardine (partita dalla segnalazione dell’ex comandante del nucleo investigativo Rocco Papaleo, in una segnalazione fatta alla polizia municipale) si sono aggiunte quella della Procura Militare di Verona, competente su Piacenza, che come riferito dal procuratore Stanislao Saeli ha già “ravvisato gli estremi per reati militari”, e quella interna alla stessa Arma della quale ha parlato ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, “per accertare se vi sono stati elementi di criticità nei controlli e più complessivamente nell’organizzazione della realtà territoriale di Piacenza. Un lavoro che verrà fatto in maniera molto esigente e molto scrupolosa. Voglio che non vi sia alcuno spazio di ambiguità e di sospetto che possa alimentare, anche minimamente, da parte dei cittadini sfiducia verso l’Arma dei Carabinieri”. Come detto, tutta questa vicenda ha scosso profondamente l’opinione pubblica piacentina, anche perché la caserma Levante in via Caccialupo è da sempre considerata un’istituzione a Piacenza con una lunga tradizione alle spalle, in una zona difficile della città. L’Arma dei carabinieri ha però dato un segnale forte e importante, nominando all’istante un nuovo comandante di Compagnia al posto dell’ufficiale sospeso dal servizio per il suo coinvolgimento, ancora comunque da valutare, nella vicenda dei carabinieri corrotti. Il nuovo comandante è un giovane capitano che arriva dalla Sicilia, e che mercoledì ha incontrato il prefetto Maurizio Falco, che ha elogiato “la tempestività con cui vengono garantite sia la continuità operativa della stazione Levante”. Nel frattempo il comando Generale di Roma ha attivato di fronte all’ingresso della Caserma Levante, alla quale sono ancora apposti i sigilli, una stazione mobile con carabinieri di rinforzo a disposizione dei cittadini per non interrompere la presenza dell’Arma in quel punto così delicato della città. I fatti di Piacenza, però, fanno discutere. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha parlato di “un fatto enorme e gravissimo che ricorda la vicenda di mio fratello. Basta parlare di singole mele marce, i casi stan- no diventando troppi. Il problema è nel sistema: mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell’Arma subito dopo la testimonianza come nel caso del loro collega Casamassima”.

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