Lamorgese si reca in Libia
- direzione167
- 5 giu 2022
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“SUI MIGRANTI L’UE CAMBI MARCIA”. URGENTE CONSIGLIO STRAORDINARIO E RELOCATION

di Matteo Guidelli
ROMA. I barchini che continuano ad arrivare dalla Tunisia senza sosta appena il mare si calma, l’hotspot di Lampedusa di nuovo al collasso, l’intero sistema d’accoglienza sotto pressione, la crisi politica, sociale ed economica che oltre a Tripoli ha investito anche Tunisi, le navi delle Ong che hanno ripreso a pieno ritmo l’attività di ricerca e soccorso sotto la bandiera di Paesi europei. Riesplode, come ogni estate, la questione dei flussi migratori e l’Italia prova ad alzare di nuovo la voce con l’Europa: il nostro Paese non può essere lasciato solo e Bruxelles non può continuare a voltarci le spalle, è urgente un cambio di marcia. A muoversi, d’intesa con palazzo Chigi, è stato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo l’ennesimo sbarco: due barchini arrivati in autonomia a Lampedusa con a bordo complessivamente 71 persone di cui 16 donne e 5 minori non accompagnati. Numeri irrisori che però hanno fatto salire a 1.200 i presenti all’interno dell’hotspot dell’isola, che ha una capienza di 250 persone. Nella giornata di ieri sono già partiti i trasferimenti nei Centri in Sicilia e sulle navi per la quarantena ma è evidente che senza un freno alle partenze il sistema dell’accoglienza rischia di andare in crisi. I numeri dicono che negli ultimi 4 giorni sono sbarcate mille persone, che si vanno ad aggiungere alle 8.600 di luglio (mille in più dell’anno scorso) e alle 5.800 di giugno (tre volte di più del 2020), per un totale dall’inizio dell’anno che ha già superato i 30mila. All’instabilità in Libia si è poi aggiunta nelle ultime settimane la crisi in Tunisia che ha accelerato le partenze e non è un caso che da quel Paese provengano oltre 7.300 dei 30mila arrivati dall’inizio dell’anno. Per questo, mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio con il presidente della Repubblica tunisino Kais Said con al centro sia gli aiuti che l’Italia continuerà a garantire sia i flussi migratori, Lamorgese ha sentito il Commissario per gli Affari interni dell’Ue Ylva Johansonn ed è poi volata a Tripoli per incontrare il primo ministro del governo di unità nazionale Abdulhamid Dabaiba e il ministro dell’Interno Khaled Mazen. Riunioni programmate da tempo per fare il punto sui tanti tavoli tecnici aperti con la Libia, sottolineano al Viminale. Per quanto riguarda la prevenzione dei flussi migratori irregolari e della tratta di esseri umani, da parte italiana è stata confermata la volontà di sviluppare concretamente e in tempi rapidi, in collaborazione con l’Oim, il progetto portato avanti dal Viminale riguardante le frontiere meridionali libiche. Contestualmente, l’Italia intensificherà il suo impegno finanziario per promuovere lo sviluppo rurale nell’ottica della stabilizzazione dell’area del Fezzan interessata da un’alta densità migratoria. Da parte libica, il premier Abdel Hamid Dbeibah ha sottolineato “la necessità di attivare il ruolo italiano nel dossier immigrazione” e il fatto “che ci dovrebbe essere una seria collaborazione tra i due ministeri”. A Johansonn, Lamorgese ha invece chiesto innanzitutto la convocazione urgente di un Consiglio affari interni straordinario nel quale affrontare il solito nodo: l’Italia e gli altri paesi dell’Ue i cui confini coincidono con le frontiere esterne dell’Unione non possono essere lasciati soli ad affrontare i flussi migratori. Anche alla luce dell’impegno che l’Ue sta mettendo per le questioni relative ad altre frontiere esterne, come quelle della Bielorussia. L’appello sembra aver raggiunto i destinatari visto che, affermano fonti europee, la possibilità che ci sia l’incontro in pieno agosto “è sempre più concreta”. Sarà quella l’occasione per riproporre l’altro punto che sta a cuore al nostro paese, la redistribuzione obbligatoria dei migranti. Un punto sul qule non c’è accordo come dimostra la nota di uno dei portavoce dell’esecutivo europeo nel quale l’obbligatorietà chiesta dall’Italia diventa volontarietà. Dal Viminale si chiede inoltre un “segnale immediato” per rafforzare “immediatamente le azioni concrete” con i paesi di origini e transito. C’è poi, ultima ma non certo secondaria, la questione delle Ong. Nel Mediterraneo centrale al momento ci sono due navi - la Sea Watch 3 battente bandiera tedesca e la Ocean Viking battente bandiera francese - con a bordo oltre 800 migranti soccorsi nei giorni scorsi. “Le loro condizioni si stanno deteriorando - dice Sea Watch - molte sono disidratate, hanno perso i sensi e hanno bisogno di una flebo. il nostro team medico fa il possibile ma non basta, c’è bisogno subito di un porto sicuro”. Per questo Lamorgese chiede l’attivazione immediata di un meccanismo che coinvolga i due Paesi, per consentire lo sbarco sicuro alle navi. Parole chiare che servono anche a stoppare le tensioni nel governo e rispondere agli attacchi di Matteo Salvini che nei giorni scorsi ha minacciato di lasciare l’esecutivo se non si cambia registro in tema di migranti. “Ci sono due navi, una francese e una tedesca che scommetto due euro chiederanno il porto all’Italia - ha detto anche martedì scorso - Si chiamino Parigi e Berlino per ricordare le loro responsabilità. Il problema è risolvibile oggi e se non si risolve si vede che si non ha voglia e quindi c’è un ministro dell’interno fuori posto”
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