Le famiglie italiane tornano ai consumi
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Istat/Una notizia positiva che si inserice nel contesto dinamico della ripresa economica

ROMA. Tornano i consumi e nel contempo si registra un calo della pressione fiscale per le famiglie italiane. Una notizia positiva, che si inserisce nel contesto dinamico della ripresa economica data ormai per assodata da tutti i principali organismi di previsione in questo 2021. Il cambio di rotta degli italiani dopo mesi e mesi in cui hanno preferito tesaurizzare i risparmi è certificato dalle ultime rilevazioni dell'Istat. Arrivano intanto nuovi fondi per spingere sulle politiche attive per il lavoro delle Regioni: si tratta di una prima attuazione del programma Gol per la Garanzia dell' occupabilità dei lavoratori. Un decreto interministeriale, firmato dal ministro del lavoro Andrea Orlando e dell'Economia Daniele Franco ha avviato il procedimento per stanziare 880 milioni di euro in favore delle regioni per attuare politiche attive e formazioni in campo lavorativo. Tornando all'Istat, secondo l'istituto nazionale di statistica nel secondo trimestre di quest'anno il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti mentre l'aumento dei prezzi (+0,4% rispetto al primo trimestre dell'anno il deflatore dei consumi finali delle famiglie) ha frenato l'incremento del potere d'acquisto, cresciuto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. La propensione al risparmio delle famiglie italiane è quindi stimata adesso al 12,9%, in calo di 4,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma comunque a livelli superiori a quelli precrisi. Segno evidente che si inizia a riversare nei consumi parte dei risparmi accumulati nei mesi lunghi del lockdown. Corrispondentemente, la spesa per consumi è aumentata infatti in termini nominali del 5,4% sempre secondo l'Istat che mette in evidenza come nel secondo trimestre 2021 il deficit italiano si sia attestato al 7,6% del Pil, in miglioramento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente quando era pari al 12,9%. Nello stesso periodo preso in esame dagli economisti di Via Balbo la pressione fiscale è risultata pari al 41,9%, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando era stata del 42,4%. Tra aprile e giugno di quest'anno, in termini generali, il Pil italiano è aumentato del 2,7% rispetto al primo trimestre e del 17,3% nei confronti del secondo trimestre del 2020. La diminuzione in termini tendenziali è dovuta alla "consistente riduzione delle uscite", solo in parte compensata da un calo nelle entrate. Complessivamente, nei primi due trimestri del 2021 il deficit è stato pari al 10,2% del Pil, in miglioramento rispetto all'11,8% del corrispondente periodo del 2020. Il Pnrr "avrà bisogno di ulteriore debito bancario e di investimenti di lungo periodo", mette del resto in evidenza il dg di Iccrea, Mauro Pastore secondo cui "gli istituti di credito stanno facendo la loro parte" e si sta riducendo di intensità la parentesi" di questi mesi di forte crescita della liquidità sui conti correnti dovuta "all'incertezza di famiglie e imprese" per tornare a "una ripresa dei consumi e agli investimenti". Parlando al ForumBanca, Pastore sottolinea quindi come la pandemia abbia indotto il comparto e il gruppo ad accelerare i cambiamenti, riconvertendo i dipendenti verso "l'assistenza alla clientela che non può avere tutto dalla tecnologia e dal contatto a distanza" ma ha bisogno di una consulenza sui suoi obiettivi e bisogni. Dai dati Istat di oggi è rivisto leggermente al ribasso il dato sul Pil italiano nel secondo trimestre 2021 confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno. Tra aprile e giugno la crescita, corretta per gli effetti di calendario e destagionalizzata, è stata del 2,7% rispetto al trimestre precedente (dato confermato) e del 17,2% nei confronti del secondo trimestre del 2020, contro il +17,3% comunicato lo scorso 31 agosto. Il secondo trimestre, precisa l'Istituto di statistica, ha avuto una giornata lavorativa in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2020. La variazione acquisita per il 2021, quella che si otterrebbe se nel terzo e nel quarto trimestre il Pil rimanesse piatto, è pari a 4,7% (stessa stima di agosto).
Comments