Letta vicino all’unanimità
- direzione167
- 5 giu 2022
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SEGRETARIO DEL PD/OGGI L’ELEZIONE MENTRE SI SOMMANO GLI APPOGGI

di Serenella Mattera
ROMA. “Daje Enrì, ripiamose sti cocci”. Riparte dal suo circolo romano, Enrico Letta. E dai cocci di un Partito democratico da rimettere insieme. Nelle ore in cui lima il lungo discorso della sua candidatura alla segreteria, le tante aree Dem, una dopo l’altra, si schierano con lui. Elezione all’unanimità è uno scenario probabile in assemblea, dal momento che tutte le correnti già annunciano il Sì. A loro Letta, che rimette piede per la prima volta dentro il Nazareno a sette anni dalla ‘cacciata’, chiederà “lealtà”. E lancerà la sfida di una svolta attraverso un’apertura vera, non solo proclamata, con la “partecipazione” diretta dei circoli e forme organizzative nuove per aprire le porte alle tante associazioni già impegnate nella società. Basta modelli leaderistici. Letta disegnerà un Pd promotore di un centrosinistra allargato dai liberaldemocratici alla sinistra passando per i Cinque stelle, senza sudditanze verso gli alleati e con la capacità di caratterizzarsi con la propria identità nell’esperienza inedita del governo Draghi. La scena si riapre dove si era chiusa nel 2014, tra i militanti del circolo Dem di Testaccio, che dopo il passaggio della campanella con Renzi a Palazzo Chigi srotolavano lo striscione “grazie presidente” e oggi esultano: “Ripiamose sti cocci”. L’allusione è doppia, ai cocci del Pd e al Monte dei cocci, una collina formata dai frammenti di antiche anfore, che campeggia nel quartiere romano dove Letta è tornato a vivere dopo la parentesi parigina, fuori dal Pd e dalla politica. Torna perché richiamato dal partito che ha consumato un altro leader, come nel 2014 fece con lui. Il ritorno è stato preceduto da contatti con tutti i capi delle tante aree che compongono il Pd, da telefonate con Draghi e anche con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Agli oltre mille delegati dell’assemblea, che alla vigilia corrono a firmare il sostegno alla sua candidatura (oltre seicento già nel pomeriggio), dall’inedito ‘palco’ di una diretta streaming chiederà “lealtà, serietà e verità” nei rapporti, perché l’annunciata unanimità non sia finto unanimismo e non diventi dal giorno dopo logoramento. La parola congresso non ha smesso di essere pronunciata dalla ex minoranza, sia pur declinata al futuro, con un rinvio a dopo la pandemia (la prima metà del 2022 è per le minoranze l’orizzonte plausibile). Ma Letta si presenta da segretario vero, per imprimere una svolta. E chiede regole d’ingaggio chiare, perché la mancanza di rispetto reciproco ha fatto precipitare il partito in una profondissima crisi. Per uscirne, il Pd deve “aprirsi” e “smettere di parlare di se stesso ma offrire soluzioni al Paese”. Aprirsi per Letta vuol dire partire dalle due settimane di dialogo annunciato con i circoli sulle linee programmatiche che indicherà in assemblea. E poi sperimentare forme di partecipazione nuova, anche per le associazioni della società civile che spesso trovano le porte dei partiti chiuse. Nel discorso indicherà anche esperienze sperimentate all’estero per “trasformare la retorica della partecipazione in un processo vero” e dar vita a modelli di rigenerazione della democrazia oggetto di studio da parte di tanti partiti progressisti. È un discorso che si interseca con quello della riforma della politica, dalla legge elettorale ai regolamenti parlamentari, ma soprattutto dalla esaltazione della intermediazione sociale, dopo “la sbornia di disintermediazione” e di progetti leaderistici che hanno fallito o addirittura si sono rivelati pericolosi per la democrazia, come con Trump. La proposta al Paese sarà declinata nell’alveo di un sostegno pieno a Draghi. Sostenibilità ambientale, giustizia sociale, innovazione: ecco i tre pilastri attorno a cui fare ruotare le proposte, a partire dal Recovery plan, per un Paese dove ci sono grandi aree di marginalità che rischiano di alimentare rassegnazione e spinte antisistema. Si annuncia lungo e articolato, il discorso di Letta. Ma da completare nel discorso con i circoli. In assemblea non si aprirà il dibattito, ma non è escluso che una nuova assemblea possa essere convocata poi, a ridosso di Pasqua. Da segretario, dovrà comporre la sua squadra, probabilmente unitaria, scegliere i vice, forse uno solo e donna: si fanno già nomi come Roberta Pinotti, Debora Serracchiani, Peppe Provenzano. L’ex premier intanto esclude la candidatura propostagli per il collegio di Siena alle suppletive per la Camera. Prima c’è l’elezione. Nel pomeriggio al Nazareno si contano già oltre 600 firme sotto la sua candidatura. Lo sostengono Nicola Zingaretti, che sarà collegato all’assemblea, Dario Franceschini, Andrea Orlando, Anna Ascani, Graziano Delrio, ma anche Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Matteo Orfini. Le aree dell’ex minoranza chiedono al futuro segretario non subalternità nelle alleanze ai Cinque stelle e l’apertura, quando si potrà, di una discussione sul partito, con una discussione sull’identità e sul congresso. La discussione si aprirà poi: per ora tutti votano sì.
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