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M5S: addio a Rousseau

CONTE ACCELERA LA RIFONDAZIONE DEL MOVIMENTO. CRESCE IL MALUMORE



di Michele Esposito

ROMA. Atteso, quasi ineluttabile, arriva l’addio del MoVimento 5 Stelle alla piattaforma Rousseau. Da aprile i parlamentari non verseranno più i 300 euro direttamente al sistema di democrazia diretta ideato da Gianroberto Casaleggio. Nasce invece una vera e propria “cassa” del partito, con tanto di conto corrente nelle mani del tesoriere Claudio Cominardi. Non è, tuttavia, un addio alla democrazia diretta. “E’ nel nostro Dna”, sottolinea Vito Crimi incontrando i parlamentari. Ma sul fatto che sia ancora Rousseau a svolgere il ruolo di piattaforma 5 Stelle, ormai le probabilità sono vicine allo zero. “Non so se sarà Rousseau” ma “le sue pretese economiche sono infondate”, rimarca il capo politico del Movimento. Un Movimento che resta in subbuglio. Anche perché Crimi chiede ai “morosi” di saldare le quote non versate fino al 31 marzo. E, in ogni caso, il M5S 2.0 “costerà” ai suoi parlamentari. La quota da versare, da aprile in poi, sarà un forfait di 2500 euro: 1.500 per la restituzione alla collettività (ci sarà un apposito conto corrente dedicato del M5S a destinazione vincolata) e 1000 direttamente al conto corrente del M5S per quelle che sono, di fatto, le spese di partito. Quelle relative ad una “sede fisica”, innanzitutto. Che sarà nel cuore di Roma e non più identificabile con lo studio dei legali dell’Associazione del 2017, in via Nomentana. “Iniziamo un nuovo corso per il Movimento e bisogna dare i primi impulsi”, è l’esortazione di Crimi. Ma non tutti sono convinti. “E’ un salto del buio, vogliamo vedere prima il progetto”, protestano alcuni deputati, tra i quali Federica Dieni. Mentre c’è chi, come Stefano Buffagni, sottolinea l’esigenza di chiarire quali spese andranno a coprire le “nuove” quote. E parallelamente ai malumori sulla quote da versare cresce anche la richiesta di ricorrere al 2 per mille. Richiesta sulla quale, al momento, i vertici del Movimento chiudono. Toccherà a Giuseppe Conte, tuttavia, provare a calmare le acque. Non a caso, l’ex premier vedrà i parlamentari nel weekend: i senatori sabato alle 15, i deputati domenica alle 10:30. Il leader in pectore andrà più a fondo nel progetto del nuovo M5S rispetto al suo esordio alla congiunta dei gruppi. Ma non è chiaro se toccherà o meno il “nodo dei nodi”: quello dei limiti dei due mandati. E solo una deroga - i cui contorni sono tuttavia ancora poco chiari - potrebbe evitare, da qui a qualche mese, un esodo di chi sa già che non sarà candidato. Sul rapporto con Rousseau, invece, si avvicina la parola “fine”. La piattaforma, qualunque essa sia, “deve essere gestita in totale autonomia dall’associazione politica M5S, nei contenuti e nella forma, deve rispondere all’esigenza di essere funzionale al perseguimento dell’azione politica del Movimento e non del soggetto terzo che la mette a disposizione”, chiarisce Crimi. Un rapporto di mero servizio, insomma, laddove Rousseau “da un po’ di tempo ha svolto attività in autonomia e senza alcun coordinamento con gli organi del Movimento”, attacca il capo politico. La risposta di Rousseau non tarderà ad arrivare. Già lunedì, quando, assieme ad Alessandro Di Battista, Davide Casaleggio aprirà l’evento “Sum”, in onore del padre. Un evento tutto virtuale, al quale parteciperà anche Beppe Grillo. E a questo punto solo un intervento del fondatore potrebbe salvare in extremis il rapporto tra Rousseau e il M5S ed evitare una probabile guerra legale. “La pretesa di oltre 400 mila euro include i 270 mila euro delle quote non versate dai fuoriusciti, da parte del M5s non c’è nessuna inadempienza”, avverte Crimi.

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