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Maxi sequestro a Milano

FISCO/Il Tribunale dispone la confisca dei beni (20mln) del faccendiere Alessandro Jelmoni



di Igor Greganti

MILANO. Sul suo sito si presentava come un esperto di "pianificazione fiscale internazionale" con un occhio, però, anche ai "fondi etici", a cui dedicava un'apposita sezione. In realtà, Alessandro Jelmoni, broker il cui nome era comparso nel 2016 anche nei famosi 'panama papers', avrebbe creato per più di 10 anni complessi schemi per aiutare imprenditori a frodare il fisco accumulando così un grande patrimonio, mentre dichiarava in Italia poche migliaia di euro, perché risultava residente in Lussemburgo. Ritenendolo "socialmente pericoloso", la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto un sequestro di beni a suo carico, eseguito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, per circa 20 milioni di euro, tra cui due lussuose ville in Sardegna e 67 opere d'arte e di antiquariato. Tra queste anche un dipinto di Pablo Picasso (intitolato 'Dédicace datée du 22.5.66'), quadri di Lorenzo De Caro e Niccolò Cassana e varie sculture. Jelmoni, 52 anni e nato a S. Donà di Piave (Venezia), era già stato arrestato nel 2012 con gli imprenditori Corrado ed Elena Giacomini, amministratori dell'omonima azienda piemontese leader nel settore dei rubinetti. Il broker, tra le altre cose, avrebbe gestito un trust lussemburghese a favore dei Giacomini. Una tranche dell'inchiesta è poi passata a Milano in mano ai pm Stefano Civardi e Giordano Baggio e, nei giorni scorsi, per il 52enne è arrivata in primo grado una condanna a dieci anni e sette mesi di reclusione. Sarebbe stato a capo, stando agli atti, "di un'associazione per delinquere a carattere transnazionale con interessi in Italia", Lussem- burgo, Svizzera e Gran Bretagna, "dedita al riciclaggio di ingenti proventi derivanti da evasione fiscale" e "realizzata mediante la costituzione di società estere" con "sede anche in paradisi fiscali". Un'attività, scrivono i giudici nelle 63 pagine di decreto, portata avanti "per oltre un decennio, dalla fine degli anni novanta al 2012". Nel frattempo, tra il 2007 e il 2008, sempre stando alle indagini del Gico della Gdf, Jelmoni è riuscito ad acquistare un'enorme e lussuosa villa ad Arzachena per 16,5 milioni di euro, che è tra i beni finiti sotto sequestro, mentre pagava anche 110mila euro di affitto all'anno per una casa a Milano in zona Brera. Il suo patrimonio, stando agli atti, lo teneva nascosto dopo aver creato "un trust in Jersey amministrato da una trustee company lussemburghese", mediante una "società anonima di diritto lussemburghese, il cui capitale sociale era interamente posseduto da due società di capitali italiane" con sede nella sua casa di Milano. Intanto, aveva dichiarato al fisco italiano meno di 5mila euro lordi in dieci anni e accumulato quadri, sculture ma anche pendoli ed orologi del XVII e XVIII secolo. "L'inve- stimento in opere d'arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale", ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco, che ha comunicato l'esecuzione della misura di prevenzione emessa dai giudici il 27 novembre dello scorso anno (con udienza già fissata per fine marzo scorso e rinviata per l'emergenza Covid)

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