Medicina: Australia, indagine su conflitti interesse ricerca
- direzione167
- 5 giu 2022
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SYDNEY, 14 MAR - Un ricercatore medico su quattro in Australia manca di dichiarare conflitti di interesse in sperimentazioni cliniche a cui partecipa, pur ricevendo compensi finanziari da case farmaceutiche. Lo rivela una ricerca dell'Università di Sydney, che ha esaminato 120 sperimentazioni cliniche di nuovi farmaci, confrontando i conflitti di interesse dichiarati dagli autori di studi pubblicati su riviste mediche, con una banca dati del denaro da essi effettivamente ricevuto. In quasi metà dei casi, nella ricerca pubblicata dal Journal of General Internal Medicine, sono emersi conflitti di interesse non dichiarati, con un pagamento medio di circa 9000 dollari australiani (6000 euro) e con picchi fino a 97.600 dollari (65 mila euro). "Le corrette autodichiarazioni sono cruciali per mantenere trasparente la ricerca. Questo è di importanza vitale, dato che il finanziamento dell'industria farmaceutica è spesso associato con preferenze verso i risultati degli studi più favorevoli verso il farmaco testato", scrive la responsabile dello studio Barbara Mintzes, della Scuola di Farmacia dell'università stessa. La scienza deve poter contare sul codice d'onore, che chiede ai ricercatori di dichiarare i propri conflitti di interesse, seguendo le linee guida dell'International Committee of Medical Journal Editors - aggiunge la studiosa. I ricercatori hanno condotto controlli incrociati dei pagamenti erogati da compagnie farmaceutiche, pubblicati nel data base di Medicines Australia, l'ente rappresentativo dei ricercatori medici, per confrontarli con le autodichiarazioni fornite dai ricercatori. E' risultato che tra i 323 autori indicati nelle sperimentazioni, un quarto aveva presentato dichiarazioni di conflitti di interesse "mancanti o incomplete". Il sistema ha bisogno di essere più strettamente regolato, con penalità adeguate, per assicurare trasparenza e garantire che tali pagamenti siano resi pubblici, conclude Barbara Mintzes.
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