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Mediobanca/Nel piano al 2023 2,5 miliardi ai soci

3 mld di ricavi. Nagel: vendere Generali non è tabù ma la teniamo



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di Marcella Merlo

MILANO. Mediobanca vara un piano al 2023 incentrato sulla crescita. Dei ricavi, che aumenteranno del 4% medio annuo per arrivare a 3 miliardi, dell'utile (+4% all'anno da 0,93 a 1,1 euro quello per azione), della redditività (Rote all'11% dal 10%) e soprattutto della remunerazione ai soci. A questi ultimi, fra il quale compare a pieno titolo il nuovo arrivato Leonardo Del Vecchio, l'istituto promette di distribuire 2,5 miliardi in quattro anni (il 50% in più di quanto fatto nell'ultimo quadriennio): per 1,9 miliardi in dividendi e per altri 300-600 milioni con operazioni di riacquisto e cancellazione di azioni (buyback). In un contesto di tassi bassi e di normative bancarie stringenti, oltre che di debole crescita dell'economia, Piazzetta Cuccia, senza escludere acquisizioni, punta tuttavia sulla crescita interna inve- stendo in risorse umane e 250 milioni in tecnologia. In arrivo ci sono 1.000 addetti (400 dei quali effettivi che si aggiungono agli attua- li 4.000 dipendenti del gruppo) in gran parte promotori finanziari di CheBanca!, visto che il wealth management è, come lo definisce l'ad Alberto Nagel "il primo punto di attacco". Ma anche agenti nella rete di Compass che vedrà aumentare i punti vendita da 200 a 350 in gran parte in franchising. E non mancheranno le assunzioni di private banker. Tale percorso potrà essere rafforzato dalle acquisizioni, soprattutto nel wealth management in Italia, ma anche nel consumer, dove si attende di concludere l'operazione in standby in Indonesia, e nel corporate investment banking come già fatto con boutique in Europa. "Ora non ci sono ipotesi e discussioni in corso" invece su una grande acquisizione per la quale, qualora si profilasse all'orizzonte, Mediobanca potrebbe anche cedere tutto il 12,9% in Generali. "Non ci sono tabù. Vogliamo creare un gruppo più forte. La vendita della quota in Generali deve essere fatta in modo che non diventi un atto negativo per Generali", afferma Nagel precisando che "il nostro scenario attuale è che la quota resti in Mediobanca". Oltre a essere "un asset importante" per il contributo che nel piano continuerà a dare a ricavi e all'utile di Piazzetta Cuccia "abbiamo la responsabilità che Generali resti con testa e cuore in Italia", spiega il banchiere che definisce l'uscita di Unicredit dal proprio novero di soci come "positivo per tutti" mentre su Generali osserva che "è il gruppo più presidiato da tutti. Nessuno ha un azionariato al 30 per cento italiano, nean- che Intesa e Unicredit". Tornando a parlare del nuovo assetto della banca azionario da lui guidata, l'ad rileva che "Il concetto di public company si difende coi risultati e la fiducia". Nessun commento invece sui rapporti su Delfin: "Parliamo con tutti gli azionisti e non indichiamo con chi parliamo". Fra i soci storici c'è anche Mediolanum con la quale è difficile che si concretizzi un'operazione di M&A come del resto con altre società quotate importanti come Fineco e Banca Generali: "Mi sembrerebbe strano che i Doris vendessero la loro azienda", osserva l'ad di Mediobanca

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