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Morì partorendo gemelli, risarcimento milionario dopo 9 anni

La vicenda a Rimini nel 2013, alla famiglia 1,3 milioni da Asl



BOLOGNA, 03 APR - Dopo nove anni la famiglia di Cristiana Cecchetti, che morì a 36 anni il 12 febbraio 2013 per embolia polmonare dopo aver partorito due gemelli, ha ricevuto da Ausl Romagna un risarcimento da un milione e 300mila euro. A stabilire che l'azienda sanitaria doveva un ristoro ai familiari della donna di Pennabilli (Rimini) la perizia medico legale del consulente tecnico d'ufficio. Lo riporta la stampa locale. I parenti della donna, alcuni assistiti dallo studio legale De Sio-Quercia, altri dall'avvocato Stefano Paolucci, hanno ottenuto l'indennizzo a 9 anni dalla tragedia. "Un accordo - commentano gli avvocati al Resto del Carlino - che di fatto sancisce il riconoscimento delle responsabilità legate al decesso della signora Cecchetti. Mettiamo così la parola fine a una vicenda giudiziaria tormentata, con la famiglia che si è battuta fino in fondo, nonostante le tante difficoltà incontrate, perché fosse riconosciuta la verità". Una settimana prima della morte, Cristiana si era sottoposta a una visita all'ospedale Infermi di Rimini, in seguito alla quale aveva programmato il parto per il 4 marzo. Tuttavia secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, il 12 febbraio la donna iniziò ad accusare dei malori in casa e il marito la mise in auto per raggiungere l'ospedale riminese, dal momento che in quello di Novafeltria non c'era il reparto di Ginecologia. La donna però in auto peggiorò e il marito chiamò per strada il 118. L'ambulanza la trasportò d'urgenza in ospedale: i due gemelli nacquero sani e salvi ma Cristiana morì. Mentre la posizione della ginecologa di fiducia fu subito archiviata, il gip Vinicio Cantarini, su richiesta dei legali della famiglia, chiese di svolgere degli approfondimenti sul medico dell'ospedale che aveva visitato Cristiana una settimana prima della morte. L'incidente probatorio in un primo momento escluse eventuali negligenze da parte del professionista, con successiva richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura, ma - a seguito di ulteriore richiesta dei legali - il pm Luca Bertuzzi ne dispose il rinvio a giudizio per omicidio colposo. Reato che, a distanza di anni, è stato cancellato dalla prescrizione. I parenti hanno continuato la battaglia in sede civile, con gli avvocati che hanno promosso un accertamento tecnico preventivo davanti al tribunale civile di Rimini. Completato l'accertamento, è stata depositata una perizia che "di fatto ha riconosciuto quella che fin dall'inizio era sempre stata la nostra tesi" sostengono i legali.

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