top of page

Mps recupera in Borsa con Unicredit

La strada obbligata per Siena resta quella di una proroga da parte di Bruxelles sull’uscita del Tesoro dal capitale



di Fabio Perego

MILANO. Saltato il negoziato con Unicredit, la strada obbligata per Siena resta quella di una proroga da parte di Bruxelles sull'uscita del Tesoro dal capitale. L'unica via percorribile dal Mef per la quale una richiesta formale ancora non è stata avviata ma che potrebbe avvenire entro l'inizio di novembre e che ha ridato fiato in Piazza Affari soprattutto al Monte e, a cascata, al titolo del gruppo di Piazza Gae Aulenti. D'altro canto da parte della Commissione europea non manca l'attenzione. "Se l'Italia crede che ci siano altri modi per adempiere e per uscire dalla proprietà di Mps, spetta a loro avanzare proposte. Noi restiamo in contatto con le autorità", torna a ribadire un portavoce rilevando che il nostro Paese "deve essere all'altezza degli impegni" presi nel 2017 per la privatizzazione del Monte. Nel frattempo l'ufficio di presidenza della commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario presieduto da Carla Ruocco ha deciso di convocare in audizione, a mercati chiusi, gli amministratori delegati di Unicredit, Andrea Orcel, e di Mps, Guido Bastianini, il prossimo 8 novembre. Ed è probabile che venga anche sentito sulla vicenda il ministro dell'Economia, Daniele Franco, non più tardi del 20 novembre. Messo alle spalle il naufragio della trattativa, dunque, tanto l'istituto di Gae Aulenti (+1,46% a 11,5 euro) quanto Rocca Salimbeni (+1,4%) sono ripartite in Borsa, così come sono rimbalzati, con rialzi tra il 10% e l'11%, i bond subordinati del Monte, oggetto di pesanti vendite lunedì sui timori di un possibile coinvolgimento nella condivisione degli oneri (burden sharing) in caso di salvataggio statale. A dare quello slancio che serviva, le rassicurazioni emerse di un impegno del Governo a cercare per Siena che potrebbe aver titolo a una ricapitalizzazione precauzionale, una soluzione di mercato. C'è però anche chi, come Lando Maria Sileoni, continua a ritenere che quello tra il Tesoro e Unicredit sia solo un arrivederci. "Non credo che la situazione sia definitivamente chiusa, credo - afferma il segretario generale della Fabiche si cerchi di prendere tempo: le parti - aggiunge - dovranno incontrarsi perché secondo me, che conosco bene la vicenda, dovrebbero in qualche modo venirsi incontro e ci sono le condizioni per poter arrivare in qualche modo a un accordo". Ma Unicredit ora è chiamata a guardare oltre. Lo farà da subito, già a partire domani con il cda sulla trimestrale (che verrà svelata al mercato giovedì mattina) in cui è presumibile che Orcel darà anche conto dello stop della trattativa sul Monte. Ma la lente è orientano più al nuovo piano atteso tra il prossimo mese e dicembre. Tre le direttrici semplificazioni, centralità del cliente e forte digitalizzazione con l'obiettivo di recuperare ancora maggiore redditività. Il Ceo ha già dato la sua impronta, a partire da una nuova centralità dell'Italia. Ma soprattutto chiamando per il digitale una fuoriclasse come Jingle Pang. Mentre non si spegne l'eco della vicenda sul fronte politico. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni accusa il Pd e il Governo di "pesantissime responsabilità". Così come il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri che mette sul banco degli imputati la sinistra italiana. Dal Pd Luca Sani deputato in commissione Finanze di Montecitorio sottolinea, come molti, che svendere la banca non conviene e che l'unica via sia quella della proroga da richiedere all'Unione europea. Il "Governo ha assunto una posizione seria" aggiunge, invece, il Governatore della Toscana Eugenio Ciani soddisfatto di come sia finita la trattativa.

Commentaires


bottom of page