Non c’è intesa sul ddl Zan
- direzione167
- 5 giu 2022
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SI VOTA DAL 13/LETTA SFIDA RENZI IN AULA, LA LEGA SI PREPARA ALL’OSTRUZIONISMO

di Giovanni Innamorati
ROMA. Dopo 274 giorni dal suo approdo in Senato, il 5 ottobre 2020, durante i quali è stata bloccata in Commissione Giustizia, la legge contro l’omotransfobia approda in Aula. Il primo voto di Palazzo Madama su cosiddetto ddl Zan ha infatti confermato il suo arrivo in Aula per il 13 luglio, deciso dalla capigruppo a maggioranza, respingendo la proposta di Lega e Fi. E in questo quadro si inserisce la sfida a sinistra tra Enrico Letta e Matteo Renzi, invitato dal Pd a votare sì al testo Zan. Leghisti e azzurri chiedevano lo slittamento al 20 luglio nel tentativo di trovare una mediazione: proposta respinta da M5s, Pd e Leu che non credono possibile una intesa, sia da Iv e dalle minoranze linguistiche che invece hanno invitato al dialogo. Un confronto che se in pochi giorni non darà un risultato, aprirà ad una battaglia a suon di ostruzionismi e di valanghe di emendamenti da parte del centrodestra. La giornata aveva un punto fermo, vale a dire il voto dell’Aula alle 16,30 per confermare la decisione della capigruppo, quella di portare il ddl Zan in Aula il 13 luglio. Qui i partiti che avevano votato il testo alla Camera, quindi M5s, Pd, Leu, Iv e minoranze linguistiche, si erano già impegnati a votare compattamente per confermare la scelta. Il centrodestra ha tentato di ribaltare l’esito scontato del voto pomeridiano, con una mossa del presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Questi, che per mesi è riuscito a tenere impaludata la legge a suon di audizioni (170 quelle programmate), ha presentato in mattinata ad una riunione di maggioranza un testo di mediazione che teneva conto delle proposte fatte da Iv nei giorni scorsi, a cominciare dall’eliminazione del termine “identità di genere” dal ddl Zan. Una mossa apprezzata dal capogruppo di Iv, Davide Faraone, che ha spinto su Pd, M5s e Leu a dire sì ad una mediazione. Ma i 9 mesi di auto-ostruzionismo da parte di Ostellari in Commissione hanno convinto M5s, Pd e Leu a non credere alla buonafede della Lega. Andrea Cioffi, di M5s, ha parlato di “proposta dilatoria”; “stiamo aspettando da mesi, dico da mesi, di discutere in Com- missione” ha detto la capogruppo Dem Simona Malpezzi, analogamente a quanto ha ricordato Loredana De Petris. Con Fa- raone, a dar credito alla nuova posizione di Lega e Fi, anche la capogruppo delle Autonomie, Julia Unterberger, che ha invitato a “minore rigidità” sul termine “identità di genere”. Sta di fatto che la mancanza di fiducia da parte di Pd, M5s e Leu ha chiuso il discorso e la riunione. Nel pomeriggio, in Aula Iv e il gruppo delle Autonomie hanno rispettato il patto e votato per portare la legge sull’omofobia in Aula il 13, pur insistendo sulla necessità di trovare una ampia intesa con Lega e Fi su alcune modifiche. Tecnicamente il voto è consistito nel respingere la proposta di Fi e Lega, che chiedevano la calendarizzazione il 20. “Calendarizzato il Ddl Zan - ha immediatamente twittato Enrico Letta - Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo”. Dal 13 luglio per la legge sull’omofobia non sarà in ogni caso una passeggiata di salute. il capogruppo di Fdi Luca Ciriani ha annunciato “una battaglia dura nei limiti concessi dal regolamento” e altrettanto ha lasciato intendere che farà la Lega il capogruppo Massimiliano Romeo. “Andiamo in Aula e incrociamo le dita” ha commentato Alessandro Zan. “Non possiamo permetterci di incrociare le dita - ha replicato Faraone - il Pd lavori a una intesa”.
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