Non si poteva sgomberare
- direzione167
- 5 giu 2022
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LAMORGESE RIFERISCE ALLA CAMERA SUL RAVE DI FERRAGOSTO SUL LAGO DI MEZZANO

di Massimo Nesticò
ROMA. Il rave di Ferragosto del lago di Mezzano, nel viterbese, è stato organizzato segretamente, con comunicazioni su chat ‘coperte’: la massa dei camperisti - toccate punte di 7mila persone - è convenuta contemporaneamente nell’area da diverse direttrici, ‘bucando’ i controlli - non le scorte di cui ha parlato qualcuno - attivati dalle forze dell’ordine. Si è deciso a quel punto che fosse troppo rischioso un intervento di sgombero con la forza, visto che erano presenti anche bambini. Ma la cinturazione della zona e l’opera di “dissuasione” ha evitato che il raduno toccasse addirittura le 30mila presenze e si protraesse fino al 23 agosto. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese - ‘interrogata’ da FdI - ha rivendicato la bontà del suo operato in Aula alla Camera, dove la destra l’ha però duramente attaccata chiedendone le dimissioni con flash mob e striscioni. “Non meritiamo un ministro così”, ha detto Giorgia Meloni. A difesa della titolare del Viminale si sono schierati Pd e M5S. Nella sua ricostruzione Lamorgese ha sottolineato come gli organizzatori - comunicando via web - siano riusciti a tenere riservata fino all’ultimo momento la location scelta per il raduno, un’ampia zona di 80 ettari in aperta campagna, senza recinzioni ed accessibile da diverse strade sterrate. Approfittando dell’intenso traffico di Ferragosto, la massa dei camperisti è confluita verso il lago di Mezzano da diverse direttrici il 13 agosto. La sera sull’Aurelia le forze dell’ordine avevano controllato un gruppo di 40 camper, che però non avevano dato indicazioni sulla loro destinazione, nè erano emerse “evidenze circa forme di illegalità che legittimassero misure restrittive”. E quando all’1.14 del 14 una pattuglia di Carabinieri ha raggiunto l’area, erano presenti già in diverse migliaia. A quel punto, ha proseguito il ministro, considerato “l’elevato numero di soggetti coinvolti, tra cui anche minori, le caratteristiche dell’area, la consistente presenza di automezzi, anche di grandi dimensioni” è stato valutato opportuno “avviare da subito un’attività dissuasiva e di pressione sui partecipanti, ravvisando, invece, come controindicata un’azione di forza. Un intervento di sgombero dell’area avrebbe potuto determinare rischi di ordine pubblico”. La linea d’azione, peraltro, ha sottolineato, è stata condivisa dal Dipartimento della pubblica sicurezza e “io stessa ho seguito passo passo il corso della vicenda”. Una linea, ha ricordato, seguita in altre occasioni simili: i rave party, infatti, ha rimarcato, “non sono un fatto inedito, né una questione italiana, ce ne sono stati tanti in passato ed in nessun caso si è deciso di intervenire con la forza se non quando lo hanno consentito circostanze di tempo e luogo. Il Viminale sull’ordine pubblico non può essere ondivago, le forze dell’ordine agiscono sulla base di criteri frutto di esperienze e competenze consolidate, non soggette ad improvvisazioni”. Il bilancio alla fine è stato quello di un morto ed una denuncia per violenza sessuale; sono state identificate e segnalate all’autorità giudiziaria 4.235 persone, di cui 784 stranieri. Il ministero dell’Interno chiederà di potersi costituire parte civile nei relativi procedimenti penali. L’informativa della ministra è stata interrotta a più riprese dalle contestazioni provenienti dai banchi di Lega e FdI, con i presidente Roberto Fico costretto a intervenire per riprendere i deputati più ‘vivaci’: “non è questo il modo di interloquire in Aula”, ha detto. Riccardo Molinari (Lega) si è rivolta al ministro: “Noi siamo entrati nel governo per vedere una discontinuità e non per assistere da spettatori a cose che non ci piacciono. Cambi rotta perchè diversamente così non possiamo andare avanti”. La leader di Fratelli d’Italia Meloni ha definito “imbarazzante” l’informativa ribadendo la richiesta di dimissioni. A difesa della ministra si schiera Enrico Borghi (Pd): “è facile chiedere le cariche della polizia e poi gridare contro la dittatura sanitaria. Il tema politico qui è la perenne notte dei lunghi coltelli all’interno della destra italiana”. Sulla stessa linea Vittoria Baldino (FdI): “chi soffia sul fuoco dica davvero da che parte sta: se vuole il bene del Paese o è solo alla ricerca del consenso”.
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