top of page

Nuova Cig in attesa del Consiglio di Stato

Ex Ilva/La decisione sul futuro dell’acciaieria di Taranto probabile nei prossimi giorni



di Maria Gabriella Giannice

ROMA. "Dobbiamo aspettare la sentenza che arriva del Consiglio di Stato e capire cosa succede". il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ribadisce all'indomani della sentenza della Corte di assise di Taranto la stessa linea espressa dal ministro dello Sviluppo Economico Giarcarlo Giorgetti per il quale "solo dopo la decisione del Consiglio di Stato sarà possibile capire come Lo Stato in quanto azionista potrà operare". La decisione del Consiglio di Stato è attesa nei prossimi giorni, forse già la prossima settimana si potrà capire quale sarà il futuro dell'acciaieria di Taranto. "Io ho fatto un piano per togliere il carbone all'altoforno, elettrificarlo e passare subito al gas per abbattere la CO2 del 30%, sperando di essere velocissimi sull'ulteriore passaggio all'idrogeno" ha detto ancora Cingolani dando speranza a chi vuole che l'acciaieria continui a produrre, nel rispetto della salute e dell'ambiente. "Se però non si potrà andare avanti è ovvio che questa cosa la dovrò fermare" dice Cingolani. "Taranto va tutelata a tutti i costi, le sentenze ci diranno che cosa succederà. Per me prima viene la salute, poi viene il Pil, poi viene il resto". Insomma, per dirla con le parole di Giorgetti "Il progetto rischia di saltare". Nel frattempo Acciaierie Italia (la newco costituita da poco fra Invitalia e Arcelor Mittal) ha comunicato alle organizzazioni sindacali e a Confindustria l'intenzione di ricorrere alla Cassa Integrazione ordinaria (cigo) dal 28 giugno e per un periodo presumibile di 12 settimane. La Cigo sarà estesa a un massimo di circa 4mila dipendenti, distinti tra quadri, impiegati e operai. La decisione, non ha alcun legame con la sentenza di ieri del processo "Ambiente Svenduto", è stata piuttosto conseguenza dagli effetti dell'emergenza epidemiologica che continua, afferma Acciaierie Italia "ad avere riflessi in termini di consolidamento degli ordinativi e stabilità dei volumi produttivi". Tuttavia, anche per Acciaierie Italia, la ripresa stà arrivando "sono oggi percepibili - afferma la società nel comunicare il provvedimento di cassa integrazione - segnali ottimistici nella crescente e maggiormente stabile domanda di acciaio". Presto potrebbe quindi essere richiesto a Taranto di aumentare la produzione di acciaio, ma questo non è detto se sarà possibile. "Dobbiamo farci una domanda, questo paese l'acciaio lo vuole o non lo vuole? Io credo sia importante e per questo dobbiamo costruire un progetto acciaio". Taglia corto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. E anche i sindacati sono per tornare alla produzione. "È importante accelerare tutti gli investimenti, per far sì che la nuova azienda, con la presenza dello Stato, sia in grado di produrre acciaio rispettando salute e ambiente" dice il segretario della Cgil Maurizio Landini. Con la sentenza di ieri la Corte di Assise di Taranto ha anche deciso la confisca dell'area a caldo, tuttavia la confisca, spiega il sindaco di Taranto "non ha alcun effetto immediato sulla produzione e potrà essere efficace solo in caso di conferma dopo il giudizio definitivo della Cassazione". L'incognita più pesante sarà invece sciolta a breve dalla sentenza del Consiglio di Stato. Il grado più alto del giudizio amministrativo potrebbe infatti confermare la sentenza del Tar di Lecce, che nel febbraio scorso - confermando un'ordinanza del sindaco di Taranto emessa per "la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini" - impose lo spegnimento dell'area a caldo dell'acciaieria. Se questo dovesse succedere la situazione sarebbe alquanto complicata. In questo caso si fermerebbe l'acciaieria. In questo caso lo Stato sarebbe costretto a sfilarsi dalla Jointventure costituita al 40% da ArcelorMittal e al 60% da Invitalia. Secondo l'accordo costitutivo della newco la seconda tranche dell'investimento è subordinata alla modifica del piano industriale con il graduale passaggio all'idrogeno, alla realizzazione del piano ambientale oltre a diverse altre condizioni legate al dissequestro degli impianti. Se tutte queste condizioni non dovessero realizzarsi Acciaierie Italiane non sarebbe obbligata a perfezionare l'acquisto dei rami d'azienda di Ilva e il capitale investito nella società verrebbe restituito.

Comentarios


bottom of page